da questo blog è stata tratta una storia vera

25.2.05

il latte annacquato

Perché non è quando i tuoi coinquilini iniziano a rovistare nel tuo angolo di dispensa per rubarti sistematicamente tutto il cibo che il deterioramento del rapporto di coinquilinaggio è arrivato al punto di non ritorno.
Non ancora.
E' quando bevono il tuo latte allungando con l'acqua quello che è rimasto nel cartone, nella vana speranza che tu non ti accorga di nulla.
E' allora che si palesa la totale mancanza di rispetto, e qualcuno dovrà fare i bagagli e andarsene, al più presto.

24.2.05

la casa dei sessuomani (parte terza)

E' un afoso pomeriggio di giugno, e suonano alla porta. Ad aprire va Alberto, il coinquilino gay, con addosso solamente un paio di hotpants di colore adaminico. Non fa a tempo a chiedere chi è che un poliziotto si infila nello spazio tra lo stipite e la porta e si piazza in tinello, guardandomi negli occhi.
Adesso, se dovessi riadattare la storia per il grande schermo, insisterei perché questa scena fosse girata con la tecnica del bullet time. Sì dai, quella di Matrix. In un enorme tinello ci siamo il poliziotto ed io, uno di fronte all'altro; intorno, tutti i miei coinquilini assistono impietriti alla scena. Beh, non proprio tutti, ad esempio manca il mezzo tossico, quello che spaccia, che in quel momento si trova in qualche parchetto a guadagnare a modo suo i soldi per le bollette. L'inquadratura si sposta tra di noi, e la mia voce, fuori campo, riassume i pensieri che mi attraversano la testa in quel momento:
"Vabbé dai, alla fine sono incensurato, posso patteggiare". Anche se sono consapevole dell'ammontare dei danni che ho arrecato a non vi dico chi, vertignosamente alto.
Ma il poliziotto ferma il mio treno di pensieri con una affermazione pesante come un macigno. Una affermazione, sia chiaro, non si tratta di una domanda:
"Avete un terrazzo".
Adesso è il tempo dei miei coinquilini a fermarsi, mentre io tiro un sospiro di sollievo. Sono loro a ritrovarsi sospesi di fronte al poliziotto in una scena di Matrix. Sono loro a ritrovarsi impantanati in una storia di droga per aver accettato in casa un mezzo tossico che ha scambiato il terrazzo dell'appartamento per una serra olandese. Io sotto quel punto di vista sono tranquillo e pulito, mi dispiace solo dover infamare il coinquilino assente. Ma loro no, tutti gli altri coinquilini non sono per niente puliti: basterebbe che il poliziotto aprisse i loro comodini per scoprire tutti i piccoli piaceri chimici con cui condiscono le loro esperienze sessuali. E se mi avete seguito, sapete che il poliziotto non ha bisogno di nessun mandato di perquisizione per ficcare il naso dove gli pare.
Ma il poliziotto non ha ancora finito di parlare, e aggiunge:
"Perché il vostro vicino del piano di sotto sta cercando di togliersi la vita".
Il sospiro di sollievo ora è generale, non senza sorpresa da parte del poliziotto. Comunque è Alberto che, gaiamente, dice al poliziotto "Venga, l'accompagno in terrazzo", facendogli fare il giro lungo, mentre io arrivo al terrazzo tagliando per la cucina, e faccio sparire tutte le piantine di marijuana.
Quando torno in terrazzo, trovo il poliziotto appeso al parapetto, ciondolante nel vuoto a 15 metri dal suolo, con gli altri coinquilini che lo osservano stancamente, probabimente sperando che questo scivoli e precipiti, in modo da avere un aneddoto interessante da raccontare vita natural durante, mentre Alberto, sempre vestito esclusivamente con gli hotpants adaminici, continua a saltellare per il terrazzo, per venire da me e dirmi sottovoce "Wow, che figo che è!" e poi al poliziotto appeso, squillante "Vuole un caffé?". E il poliziotto è sempre più contrariato.
Se fosse un film, il poliziotto sarebbe riuscito a calarsi nel terrazzo sottostante, e avrebbe bloccato il nostro vicino appena in tempo prima che riuscisse a spararsi in faccia. Ma di eroi ce ne sono pochi, e per certo non indossano la divisa, così dopo un po' di dondolio il poliziotto torna sul nostro terrazzo dicendo "No, è troppo pericoloso... Tra un po' arriveranno i vigili del fuoco" e se ne va senza neppure accettare il caffé di Alberto, visibilmente offeso.
I vigili del fuoco non si sono mai fatti vedere, e il nostro vicino, per quanto nessuno avesse seriamente impedito il suo tentativo di suicidio, decide che dopotutto può anche lasciarsi vivere.
Quanto a noi, non abbiamo fatto molto di più che cestinare tutte le querele e le denunce che il vicino del piano di sotto ci aveva fatto arrivare nei mesi precedenti. Ah sì, ovviamente ci siamo sbarazzati del mezzo tossico, il quale, amareggiato, prima di andarsene ha fatto strisciare sotto la porta del nostro vicino potenziale suicida un messaggio in cui consigliava, nel caso dovesse riprovare a togliersi la vita, di far saltare il suo appartamento con il gas, in modo da coinvolgere anche noi.

22.2.05

la casa dei sessuomani (parte seconda)

Così, vivevo in questa casa ricca di perversione. Io continuavo a essere il punto focale delle attenzioni sessuali di tutti i miei coinquilini, tranne forse della lesbica più mascolina, un po' per il fatto che fossi il più giovane lì dentro, un po' perché mi sono sempre negato, attenendomi alla unica regola per il buon coinquilinaggio:
"Mai andare a letto con i propri coinquilini".
Fatto sta che un giorno, rompendo la ricerca di variazioni sessuali che caratterizzava la modalità di scelta degli abitanti della casa, la ragazza (eterosessuale e ninfomane e con la quale alla fine ho infranto l'unica regola di buon coinquilinaggio) che gestiva l'appartamento ha deciso di affittare una stanza a un mezzo tossico.
Uno che spacciava.
Però gli ha detto "Qua dentro la roba non la porti".
E lui "No, certo che no".
Come no.
Nel giro di pochi giorni avevamo un continuo andirivieni di ragazzine sballate che chiedevano pasticche al citofono, o gridando le ordinazioni direttamente nella tromba delle scale. Dopodiché alcune piantine di marijuana hanno iniziato a dar colore al terrazzo. Il mezzo tossico diceva che non se ne sarebbe accorto nessuno. I vicini che incontravo in ascensore, al contrario, mi chiedevano chi in casa avesse il pollice verde, con grossi sorrisi di complicità.
Adesso, come è abbastanza normale in un appartamento in coabitazione, un po' tutti lì dentro avevamo qualche problema con la legge. Non è necessario che vi dica quali fossero i miei problemi, e a quale somma ammontassero i danni che avevo inflitto a non vi dico chi, diciamo solo che non avrei avuto piacere ad avere un poliziotto in casa.
Così
ho provato a parlare con il mezzo tossico. Lui ha obbiettato che i poliziotti sono come vampiri, e come esattori del canone RAI: se non li inviti in casa, non hanno alcun potere. Hanno bisogno di un mandato del giudice, e ottenerlo non è per niente facile. Ho riposto che su questo punto aveva ragione, ma, come tutti i mezzi tossici che giocano a fare i gangsta, ignorava il fatto che non serve alcun mandato se si è alla ricerca di sostanze stupefacenti o esplosivi. Lui è rimasto a bocca aperta, avendo costruito tutte le sue certezze essendo all'oscuro di questa grande verità: se la polizia ha il fondato sospetto che in una casa ci sia droga, può entrare quando gli pare, senza neppure chiedere permesso.
Che è proprio quello che è accaduto durante un afoso pomeriggio di giugno.

18.2.05

la casa dei sessuomani (parte prima)

Un tempo abitavo in questo enorme appartamento che attirava ogni genere di psicolabili e sessuomani. A volte entravo in cucina nel bel mezzo di una conversazione su quello che i vari membri della casa erano riusciti a intravedere del mio corpo sotto le coperte, mentre dormivo. E non è che la mia presenza li facesse sentire in dovere di cambiare argomento. Immagino che l'idea alla base della scelta di nuovi coinquilini fosse quella di avere in casa ogni tipo di orientamento sessuale immaginabile, e credetemi, sono molti di più di quelli a cui voi potreste pensare.
Era sempre molto divertente quando veniva a trovarmi qualche amico. All'inizio rimaneva zittito dalle nudità che incrociava per gli enormi corridoi della casa, poi si riprendeva e mi diceva:
"Ma non mi avevi mai detto che vivevi con una cavalla del genere!"
E io:
"E' un uomo..."
E lui, immancabilmente:
"Ma ha le tette..."
E io:
"E allora?".
La vita in quella casa sarebbe stata perfetta se solo non stessimo collezionando un grande numero di querele e denunce da parte del vicino del piano di sotto, un vecchio che ci querelava per rumori e schiamazzi anche quando la casa era vuota.

16.2.05

marino speaks

A proposito di coinquilini, ti devo raccontare di Christian. Con noi della casa non parlava quasi mai, però giocava tutto il giorno al pc, a The Sims: aveva ricreato la nostra casa e noi eravamo lì dentro. E il mio personaggio continuava ad ingrassare inspiegabilmente.
Una volta venne suo padre. Fisicamente, era identico al figlio. Identico. Il padre coltivava marijuana in una villa nelle Cinque Terre che abitava semiclandestinamente. Ci ha insegnato ad usare un giradischi per manomettere il contatore del gas.
Christian giocava ai giochi di ruolo online per 36 ore consecutive, senza dormire. Io gli staccavo la connessione (usavamo la dialup standard) dal salotto, a tradimento. Lo vedevi spuntare dalla camera una volta ogni 3-4 giorni, proprio nel momento in cui stavi buttando la pasta nell'acqua che bolliva... Ti chiedeva "Posso buttarci dentro un po' della mia?", poi ci buttava sopra del ragu freddo preso al discount, in un piatto di carta, così non doveva lavare niente.
Non faceva niente in casa, mai. Un giorno glielo abbiamo fatto notare e lui ha detto "Non c'è problema, sono fatto così, non e' la prima volta", e se n'è andato, lasciandomi in regalo un televisiore e una pianta.

15.2.05

sonnambuli come squali

Come noi, ci sono squali costretti a essere sempre in movimento. Altrimenti muoiono.
Alcuni squali sono animali "a sangue parzialmente caldo", ovvero sono in grado di mantenere una temperatura corporea sensibilmente maggiore rispetto a quella dell'ambiente in cui si trovano: per fare questo hanno bisogno di ossigenare massiciamente il proprio sangue e, non avendo la capacità di inspirare autonomamente, devono nuotare per far arrivare acqua ricca di ossigeno ai polmoni, o alle branchie. Fermarsi per loro significherebbe morte per asfissia.
Altri squali sono invece sprovvisti di vescica natatoria e questo vuol dire muoversi continuamente per non inabbissarsi, quando si trovano in mare aperto, senza bassi fondali su cui adagiarsi.
Il fatto che tutti questi squali non dormano mai è invece incorretto: appare più probabile che essi, nonostante il moto perpetuo a cui sono condannati, godano comunque di momenti di sonno: solo che continuano a muoversi anche mentre riposano, come sonnambuli.
Noi non siamo diversi. Noi bulimici del viaggio, intendo. Come nella più inflazionata delle metafore, se non siamo in movimento ci manca l'aria. Non vogliamo raggiungere una meta, vorremmo stare per sempre sospesi tra il punto di partenza e il punto di arrivo. Ma sospesi non possiamo stare, perché senza il movimento inerziale andremmo a fondo.

14.2.05

parafrasi

Parafrasando Sartre, che parafrasava Cartesio: penso dunque esisto, per quanto non voglia né pensare né esistere. Lui invece non pensa, e non è altro che un crestino modaiolo. Quindi: non pensa dunque appare.

12.2.05

quella mattina

E una mattina ci siamo svegliati e tu hai detto:
"Era meglio quando eravamo solo amanti".
E io ho pensato:
"Perché? Cosa siamo adesso?"

9.2.05

lo tenga al guinzaglio

Ecco le mie risposte a chi mi dice di tenere Il Presidente al guinzaglio (a seconda del tono che usano).
"Quel cane non è mio" (con il guinzaglio in mano);
"Mi dispiace, ma non capisco una sola singola parola di italiano";
"Ma è al guinzaglio";
"Dovrebbero tenere Lei al guinzaglio";
"Ha ragione, è proprio uno scandalo";
"Fatti i cazzi tuoi";
Fare un largo sorriso, e non dire niente;
"Chiami i vigili";
(al vigile che vuole farmi la multa): "Guardi, me l'hanno rubato al parco, nell'area recintata dove i cani possono stare liberi... Si vede che qualcuno ha preso il mio guinzaglio credendo fosse il suo, senza accorgersi che il suo magari ce l'aveva in tasca... E così devo tornare a casa con il cane libero... E con tutte ste macchine..." (funziona);

Ecco invece le mie risposte a un estraneo che vorrebbe accarezzare Il Presidente e mi chiede se morde (a seconda del mio stato d'animo e dalla voglia che ho di interagire con uno sconosciuto):
"Morde?"
"Sì".

8.2.05

lavori in corso

Avete visto sui quotidiani di oggi? Finalmente il mio quartiere si è guadagnato l'attenzione dei giornali. Dopo Scampia, arriviamo noi. Una strage! Dopotutto, ce lo stavamo aspettando un po' tutti. Era nell'aria da un po' di tempo.
Si è iniziato a respirare una certa tensione quando sui lati delle strade sono comparsi i cartelli: "Divieto di parcheggio dalle ore 7 del giorno 07/02/2005 fino a fine lavori per potatura degli alberi. Le auto in divieto saranno rimosse". Non che ci sia stato bisogno del carro attrezzi, figurarsi: è un quartiere civile e tutti avevano spostato la propria auto, senza far chiasso, con largo anticipo. I problemi sono arrivati con la gru per la potatura. E soprattutto con il formarsi di un folto drappello di vecchi del quartiere.
Perché ve l'ho detto che vivo in un quartiere di vecchi.
E tutti sti vecchi a star sotto alla gru, perché da lì si vedeva meglio il lavoro dei potatori, nonostante i rami che gli cadevano in testa e nonostante gli operai a terra che cercavano di allontanarli. Vengono chiamate le forze dell'ordine, che si presentano in tenuta antisommossa, ma ormai iniziano a confluire sulla zona i vecchi dei quartieri limitrofi: sono troppi, i poliziotti non riescono a tenerli a bada. Allontanano un gruppo con i manganelli e subito un altro gruppo si infila sotto la gru; caricano questo gruppo sui cellulari e subito un altro gruppo tenta la scalata del braccio meccanico. E su tutto, c'è questo assordante mormorio: "Taglia ben quel ramo, quello sulla destra... No, quello più a destra"; "Ma lo chiami potare quello? Me lo fai morire, questo povero albero"; "Eh, ai miei tempi sì che c'era gente che li sapeva potare gli alberi".
Alla fine il potatore non ce l'ha fatta più, è venuto giù con la motosega in mano e, beh, il resto è cronaca.
Scusate ma adesso devo andare giù in strada a farmi intervistare dai giornalisti che stanno ammorbando il quartiere. A dire le solite cazzate che si dicono in questi casi: "Eh, una così brava persona... E chi se lo aspettava? Noooo, nessuno poteva immaginarsi una catastrofe del genere".
Mi raccomando, guardatemi sui vari tg!

7.2.05

mi abbracci?

Credo di avervi già parlato della mia ex coinquilina che stava chiusa in camera per diverse settimane di seguito. Per andare in bagno, stava ad ascoltare i rumori provenienti dal resto della casa: se c'era assoluto silenzio da almeno un quarto d'ora, usciva dalla sua stanza e correva rasente ai muri fino alla porta del cesso. Una volta ci ha accusato di esserle entrati in camera durante la sua assenza (per quanto camera sua fosse sempre chiusa a chiave) e di averle rubato i cardini dell'armadio. Ah no, di avere sostituito i cardini del suo armadio con degli altri cardini.
Un giorno, questa ragazza bussa alla mia porta, entra in camera, e mi allunga un biglietto.
Sul biglietto c'era scritto:
"Mi abbracci?"
In silenzio, l'ho stretta tra le mie braccia. Ma non troppo forte.
Poi lei mi ha chiesto di non raccontare a nessuno l'episodio.
Io ho risposto: "Certo che no".
Dopo un minuto, ero al telefono con la mia ragazza del tempo a raccontarle tutto. Poi, man mano che rincasavano gli altri coinquilini, raccontavo tutto pure a loro.
Adesso lo posto sul blog.

5.2.05

#2

#2 mi piace. Non lo voglio in casa per un minuto più del necessario, ma mi piace. E' irritante, fastidioso, goffo, incapace in tutto; l'idea di pulire gli è completamente estranea, tanto da non sapere neppure come sia fatto un aspirapolvere; porta in casa amici che comunicano con un tono di voce appena superiore a quello utilizzato dai manovali che devono farsi sentire sopra il rumore del martello pneumatico e della macchina per il rifacimento del manto stradale; ma non ne hanno la grazia. Però mi piace: mi piace perché mi prende per il culo. Senza neppure rendersene conto.
L'altro giorno ero con degli amici, e mi chiedono come va a ragazze. Rispondo che, non uscendo praticamente mai di casa, ho una certa difficoltà a conoscere ragazze interessanti.
"E delle amiche che mi portano in casa le mie coinquiline non si può certo dire che siano interessanti, le avete viste anche voi..."
"E #2 non ne porta in casa?"
E senza neppure aspettare una risposta, si sono messi a ridere. E io con loro. Se conosceste #2 di persona, anche voi trovereste esilerante l'idea che si possa portare delle ragazze in casa.
E invece la sera stessa, l'unica sera che contava veramente, #2 si presenta a casa con una ragazza. Non era bella, ma questo non aveva importanza quella sera. E sì, la mattina seguente quella ragazza è uscita dalla camera di #2 con indosso una sua maglietta.
#2, per te quella notte è stata una buona scopata, ma in verità quella notte hai fatto molto di più. Hai intascato una significativa vittoria nei miei confronti, che esco sempre dalla stanza mentre mi stai parlando, nei confronti dei miei amici, che ti prendono sempre per il culo, e anche nei confronti di tutte le persone che tornano su questo blog per leggere quali nuovi modi per essere fastidioso sei riuscito ad inventarti. E' per questo che un poco ti rispettiamo.
Ma solo un poco.

3.2.05

il crollo dell'utopia

Ma torniamo a parlare della casa e dei miei coinquilini.
Li odio.
Odio quando si comportano così. Mi sono messo a pulire casa e subito si sono messi a pulire pure loro. Avevo pazientemente aspettato che qualcuno pulisse casa spontaneamente, dopo che per mesi io sono stato l'unico a pulire con un minimo di serietà. Un giorno la Cagarona ha pulito i fornelli, e l'ha pure fatto notare: non so, forse si aspettava che la portassimo fuori a cena per festeggiare l'evento. Io pensavo: "E il lavello, e i pavimenti, e il bagno?". Ma non ho detto nulla.
Ho lasciato passare un altro po' di tempo. Alla fine, sì lo ammetto, ho ceduto: non ce la facevo più a vivere nello sporco. E le ragazze, vedendomi dare l'anticalcare in bagno, si sono ricordate che la casa non è autopulente e hanno pensato che dare una mano fosse una buona soluzione. Sbagliavano. #2 (Fischietto 2 ha un nuovo soprannome) ha fiutato la tensione nell'aria e ha pensato che qualcosa poteva fare pure lui: mi si para davanti con l'aspirapolvere in mano e mi chiede "Questo è l'aspirapolvere?". Gli ho detto che quello che aveva in mano era il televisore. Dopo un minuto lo sento chiedere a una coinquilina: "Come funziona?". E' scemo, è completamente scemo.
Tutto questo non li ha risparimati dal cazziatone, come è ovvio. Ma sono stati loro a proporre di ripristinare i turni di pulizia. Io non sono favorevole a regole e costrizioni, ma loro dicono che ne hanno bisogno, non sono in grado di gestirsi autonomamente. C'è chi vive seguendo la lista dei Dieci Comandamenti, loro vogliono vivere seguendo i dettami di un foglietto attaccato al frigorifero. Tempo fa, come estrema soluzione per vivere in una casa pulita senza dover sottostare ai turni di pulizia, avevo proposto che ognuno segnasse sul calendario della cucina le pulizie che aveva fatto, una volta ogni mese si tiravano le somme e chi aveva guadagnato più bonus veniva portato fuori a cena dagli altri. O gli si offriva una pizza a casa. Un gelato, qualsiasi cosa. Se avessimo adottato questo metodo, io adesso sarei infinitamente grasso, e loro poveri. Proviamo con i turni.
E ancora una volta è stata calpestata l'Utopia anarchica.

2.2.05

hell on eurostar

I viaggi in Eurostar sono i peggiori.
A parte il fatto che costano di più, devi anche prenotare il tuo posto in anticipo quando viaggi con Eurostar. Non puoi aprire il finestrino su un Eurostar. I cani, compreso Il Presidente, non possono viaggiare su un Eurostar.
Ho dovuto prendere un Eurostar qualche giorno fa. La carrozza in cui avevo la mia prenotazione era stipata di bambini: era come se un paio di classi delle elementari e un asilo stessero facendo ricreazione lì dentro. Non solo quello, ma sembrava fosse il compleanno di ognuno di quei bambini, e ogni singolo bambino stava dando una festa a cui aveva invitato tutti i suoi amici. E era il compleanno di ognuno dei suoi amici, e ognuno di loro stava dando la propria festa a cui aveva invitato tutti i suoi amici... A tutto questo aggiungete il fatto che ogni bambino presente nella carrozza si divertiva testando il volume della suoneria del cellulare dei suoi genitori (di entrambi i genitori: il che fa due cellulari per bimbo), e avrete idea di cosa stava succedendo lì dentro.
Thomas, l'iperattivo bambino di sei anni seduto di fronte a me, un bambino a cui qualsiasi pediatra avrebbe tagliato istantaneamente le dosi quotidiane di zuccheri prescrivendo allo stesso tempo valium in quantità, Thomas non solo era terribilmente eccitato dal poter spaiare i timpani dei passeggeri della carrozza con le suonerie dei cellulari nelle sue manine, ma trovava anche divertente far andare su e giù, su e giù, in maniera compulsiva, le tendine elettriche del finestrino a cui io ero appoggiato con la testa, mentre cercavo di estraniarmi dall'inferno in cui stavo viaggiando.
La madre di Thomas doveva aver notato le smorfie di dolore che facevo ogni volta che venivo colpito dalla tendina elettrica o dal trillo del cellulare, perché mi dice:
"Lei non sa che cosa vuol dire crescere un bambino".
E io:
"Io non saprò cosa vuol dire crescere un bambino, ma so cosa vuol dire educare un cane, se lei capisce la differenza tra crescere ed educare".
Ma non era abbastanza, così sono andato avanti:
"Lei lo sa che ai cani, anche se non sono in grado di utilizzare un telefono cellulare, e sanno stare tranquilli e in silenzio per tutta la durata di un lungo viaggio, al contrario del piccolo Thomas qua di fronte, è vietato salire sugli Eurostar? E sugli altri treni devono avere la museruola? E allora dov'è la camicia di forza per Thomas?!"
Io dico solo: non viaggiate sugli Eurostar.

1.2.05

febbraio

"Febbraio, il mese in cui si guarda al suicidio come a una valida alternativa". Come ad agosto.