da questo blog è stata tratta una storia vera

30.4.05

il loro habitat naturale

Adorano vivere nello sporco. I miei coinquilini, dico. Non riesco a trovare altre spiegazioni. Ogni volta che torno da qualche viaggio, la casa è uno schifo: nessuna superficie libera, lavello colmo di stoviglie sporche, bagno incrostato, polvere e disordine ovunque. Ma, vista la mia presenza, nel giro di un paio di giorni si sforzano per pulire i piatti e per buttare via gli avanzi di cibo lasciati in giro. Niente di più. E se io tardassi il mio ritorno, non farebbero altro che impilare nuove stoviglie sporche nel lavello, e abbandonare altri avanzi di cibo e contenitori di cibo vuoti sulla tavola. Perché, come ho detto, adorano vivere nello sporco.
Tutti e tre: La Cagarona, Fischietto e Vento Nei Capelli. Vento Nei Capelli è il nome Sioux che ho dato alla nuova coinquilinia dopo aver notato la sua abitudine a lasciare i suoi capelli ovunque. Per il resto, sarebbe anche una buona coinquilina, principalmente per il fatto che non è mai in casa, e proprio non riesco a capire come trovi il tempo per abbandonare tutti quei capelli, e come faccia a non essere calva.
Comunque, dovendo restare qualche giorno a casa prima di ripartire di nuovo, ho deciso che non potevo vivere in questo lerciume, e ho pulito tutto. Spazzato per terra. Dato lo straccio ai pavimenti. L'anticalcare sui sanitari. Strofinato ogni superficie, orizzontale e verticale. I miei coinquilini, adesso, vanno in giro per casa indossando occhiali da sole per non rimanere accecati da tanto splendore e brillantezza. Perché loro, quando possono scegliere, preferiscono vivere nello sporco. E come inconsapevole protesta, Fischietto ha inconsciamente lasciato delle sue mutande sporche in bagno per giorni. Ma non sono poi tanto sicuro che la protesta fosse inconsapevole, e l'atto involontario.

28.4.05

agnese speaks

Ci sono persone che possono fare solo una cosa alla volta. Quando iniziano a fare questa cosa, abbandonano completamente quello che stavano facendo precedentemente, non se ne curano più.
Così la mia coinquilina si sta preparando per fare una doccia, apre l'acqua calda, e il suo cellulare inizia a squillare. Risponde al telefono e c'è sua madre che dall'Olanda le chiede dei documenti; lei va in camera a cercarli, ci mette un po', forse una quindicina di minuti, comunque abbastanza perché una spugna cada nella doccia otturando lo scarico, l'acqua cominci ad allagare tutto l'appartamento, si infiltri sotto il parquet gonfiandolo irrimediabilmente lasciando poi delle grosse macchie gialle sul soffitto del vicino del piano di sotto, si infili sotto la porta di ingresso e da lì inizi a scorrere per le scale della palazzina, formando una grossa pozza nell'androne due piani più sotto, dove finalmente viene notata da un vicino che corre alla nostra porta, si attacca al campanello e finalmente avverte la mia coinquilina, ancora ignara di tutto, del danno che sta facendo.

25.4.05

non puoi perderti se non sai dove stai andando

Se avverti la mancanza di un qualcosa che non sai neppure definire, forse la cosa migliore che puoi fare è montare in macchina con un gruppo di amici e procedere per tappe forzate senza alcuna destinazione. Non che tutto questo viaggiare ti faccia trovare quello che stavi cercando, ma per lo meno ti ritroverai con qualche aneddoto in più.
Così, nel mio perigrinare, mi è capitato di essere trascinato in una disco, di quelle dove all'ingresso controllano le carte d'identità in quanto è vietato l'ingresso ai minorenni: a me non è stato chiesto di mostrare alcun documento. Ma dentro l'età media resta vergognosamente bassa, diciamo sui sedici anni, nonostante la presenza di outsiders come me e, almeno in parte, dei miei amici. Dopo dieci minuti un po' tutti noi del gruppo ne abbiamo abbastanza della musica techno commerciale tedesca anni '90, del dj con la pancetta, e anche di quelle imbottiture nei reggiseni e di quei vertiginosi decolté che non trovano nulla da mettere in mostra.
Salvo che uno dei miei amici ha conosciuto questa ragazza mora e sovrappeso che si dice pronta ad ospitarci in blocco a casa sua. Farebbe qualsiasi cosa per farsi il mio amico. Qualsiasi. E infatti si mette a ballare languidamente con la sua amica bionda. D'altra parte il mio amico non avrebbe nessun problema a farsela, se non che noi altri aspettiamo solo che lui faccia questo passo falso per prenderlo per il culo per il resto del viaggio. Impossibilitato ad agire, non gli resta che dirigere l'azione altrui. Dice alla coppia di ragazzine "Siate più languide", e loro sono più languide. "Sculacciala!", e la brunetta si mette a sculacciare la bionda. A questo punto siamo curiosi di vedere quanto la cosa può andare avanti. "Perché non vi baciate?". Vi ho già detto che la brunetta avrebbe fatto qualsiasi cosa per il mio amico?
La biondina non è però della stessa idea e sì, forse, insitendo un po' e offrendo dell'alcol... Al contrario, decidiamo che trenta minuti in quello stupido locale sono più che sufficienti, e andiamo via lasciando lì le ragazzine. Perché l'impressione è che non avremmo dovuto insistere più di tanto, e avremmo potuto goderci un po' di baci saffici al costo di un paio di birrette.

22.4.05

quei tre minuti

Un altro giorno, un altro sabato sera, in una delle tante case in coabitazione in cui hai vissuto.
Non sei mai stato fermo in una casa per molto, ma in questa ci sei ormai da abbastanza tempo perché i tuoi coinquilini non insistano più a portarti fuori per le loro scorazzate alcoliche. Ma non ti ricordi bene, i tuoi ricordi sono confusi. Sai solamente che sei lì, in quell'appartamento finalmente silenzioso, spento e buio se si esclude la camera in cui tu, solo, puoi bruciarti gli occhi sull'ennesimo romanzo che stai divorando.
Non è molto tardi, ma i tuoi occhi sono stanchi. Decidi così di spegnere l'unica luce accesa dell'appartamento e di infilarti sotto le coperte. Forse è allora che una delle tue coinquiline rientra, sola e in anticipo. Ma i ricordi sono molto sfocati. Forse, al contrario, mezz'ora prima ti ha chiamato per chiederti se puoi stare sveglio ad aspettarla. Quindi ti sei sì infilato sotto le coperte, ma hai tenuto la luce accesa e hai continuato a leggere fino a quando non è rincasata. Ma di nuovo, i ricordi sono troppo annebbiati.
E per quanto tu ci abbia provato, non riesci proprio a ricordarti il nome di quella coinquilina. Riusciresti a riconoscerne il volto, se la incontrassi per strada?
Comunque, che ti abbia telefonato o che stia bussando direttamente alla tua porta, la cosa non ti sorprende più di tanto. Sei abituato alle coinquiline che vogliono fare qualche chiacchiera nel cuore della notte. Ma questa volta lei non vuole parlare. Ti chiede se può dormire con te, nel letto della ragazza con cui dividevi la stanza. Per te non ci sono problemi e, ancora, non si tratta di una novità. Ma dopo che sono state spente tutte le luci, dopo che vi siete scambiati la buonanotte, dopo alcuni minuti di silenzio, lei parla di nuovo per chiederti se può dormire con te, nel tuo letto. Forse, ma i ricordi sono ancora un poco confusi, forse nel buio inarchi sorpreso le sopracciglia; più probabilmente neppure questa nuova richiesta suona strana, in ogni caso ancora una volta dai il tuo consenso. E lei si infila sotto le coperte, a fianco a te. E dopo, i ricordi diventano sempre più precisi, lei ti chiede se può abbracciarti, e tu ti limitati a dire "Ok".
Solo che quando lei ti chiede "Ti dispiace se ti abbraccio?", intende dire "Fatti succhiare l'uccello".
E per quanto tu sia riluttante alla cosa, ammettilo, per un po' la lasci fare. Ma poi decidi che, no, è meglio fermarci qui, e le sussurri, cercando di far risultare quella frase quanto più dolce possibile: "Fermati, non voglio venirti in bocca". Salvo che lei intende qualcosa tipo "Voglio scoparti", mentre il significato profondo per te è "Non voglio nessun tipo di legame sessuale con te, nessuno. Non mi piaci, mi sei sempre stato un po' sul cazzo (ehm, fuor di metafora). E non capisco come tu possa aver architettato di staccarti dal gruppo con cui sei uscita stasera per tornare a casa prima degli altri e infilarti nel mio letto". Così, mentre lei si sta sedendo sopra di te, puntando il tuo uccello dentro di lei, tu sgusci fuori dal letto e ti siedi sul letto della tua compagna di stanza. Ad un angolo del letto. Cerchi di parlarle, cerchi mille ragioni valide che possano farti evitare di confessare l'unica ragione vera. E ogni volta che lei dice "E' che io non ti piaccio", tu riesci ad inventarti qualcosa di nuovo. Alla fine, un poco, riesci a convincerti anche tu del fatto che esista una regola di buon coinquilinaggio, "Mai andare a letto con le proprie coinquiline". Hai trovato argomentazioni, ti sei sprecato in spiegazioni. Dopo, tutto ritorna confuso. Forse dovrai comunque difenderti dai suoi tentativi di infilarsi con te nel letto della tua compagna di stanza. Non riesci a ricordarti se quella notte lei dormirà nella tua stanza, o se andrà nel suo letto. Non ti ricordi se la mattina seguente vi guarderete con imbarazzo, o con una occhiata di rimprovero. E chi sarà imbarazzato e chi si sentirà in diritto di rimproverare. Non ti ricordi se nei giorni successivi lei parlerà di quella nottata con il suo ragazzo, anch'egli tuo coinquilino.
E non riesci a ricordarti quali sono state le dinamiche quell'altra volta, dopo un paio di settimane, le dinamiche che porteranno te e la tua compagna di stanza a dormire assieme. Non in senso letterale, e alla faccia di tutte le regole di buon coinquilinaggio. E dopo un'altra settimana i rapporti in casa dovranno essere diventati insostenibili, se tu e la tua compagna di stanza deciderete di trasferirvi.
Tutto questo, tu, te lo ricordi solo vagamente. Ti ricordi appena com'era il sesso che facevi con la tua compagna di stanza. Ma come la tua coinquilina senza nome e senza volto te lo ha succhiato, quell'unica volta, questo te lo ricordi bene.

20.4.05

una introduzione alla moderna sociologia

Non esite una cosa come la comunicazione tra persone: in ultima analisi, ognuno di noi vive sotto una campana di vetro, isolato da tutti gli altri. Anche con le persone che più apprezziamo e con cui più amiamo parlare, non facciamo altro che scambiarci carezze sociali. Si chiamano così, tecnicamente. Non ha alcuna importanza quello che viene detto, l'importante è darci ragione l'un l'altro per uscire appagati dal contatto interpersonale.
Se questo è quello che succede tra persone che si stimano, figuratevi cosa avviene in casa mia.
Ci sono però casi in cui resta indispensabile la ricerca del dialogo: ad esempio, quando si decide che il livello di sporcizia è tale da dover assolutamente pulire, salvo scoprire che la mattina stessa qualcuno aveva pulito tutta casa e quindi sì, quello che tu consideri intollerabilmente sporco, è splendente per qualcun altro. A questo punto, è chiaro che bisogna parlare. Cercando di essere moderati, certo. Comprensivi oltre misura, naturale. Mettendo in gioco anche se stessi, ovvio.
Cucina, interno giorno.
Io: "Sai, penso che dovremmo tutti impegnarci un poco di più per tenere in ordine la casa..."
La Cagarona (guardando la collezione di pentole unte che sta personalmente accatastando nell'acquaio): "Cazzo lo dici a me, io non ci sono mai".
Cucina, interno giorno (dieci minuti più tardi).
Io: "Sai, penso che dovremmo tutti impegnarci un poco di più per tenere in ordine la casa..."
Fischietto (di fronte alla pericolante torre di tazze costruita ad eterna testimonianza della sua debolezza per le tisane notturne): "Ehm, no, ma, io pulisco sempre tutto appena lo uso".
Così, viviamo in una casa che si mette in disordine da sola. Fantastico, dovremmo brevettarla.
Riguardo alla nuova coinquilina, invece, non ho nulla da dire se non che lascia sempre un sacco di capelli nel lavandino. O lei o il suo ragazzo, la cosa non fa differenza perché comunque nessuno si carica del fardello di toglierli.
Unica nota positiva, domani parto di nuovo.

15.4.05

fuori #2, rientra fischietto

Sono rientrato da un altro dei miei viaggi bulimici e ho trovato qualche piccolo, significativo cambiamento in casa: Fischietto è tornato dal suo viaggio di preparazione tesi, e così #2 se ne è andato, tornandosene nel suo angolo ai margini dell'universo dove potrà ascoltare il cd del Corso Interattivo di Bestemmie e parlare da solo tutto il giorno senza più dare fastidio a nessuno.
Allo stesso tempo, la coinquilina amabile se ne è andata (non preoccupatevi, tornerà all'inizio dell'estate, quando tutti voi sentirete il bisogno della sua presenza) per lasciare posto a questa nuova coinquilina su cui non voglio ancora esprimere giudizi. Vedremo più avanti se e quale soprannome saprà guadagnarsi.
Comunque, tutto questo via vai di gente è stato usato come pretesto per organizzare una cena e portare in casa un numeroso campione di nerd.
Erano anni che non mangiavo tanto male.
Ho iniziato ad allarmarmi quando ho capito che sarebbe stato Fischietto ad occuparsi della preparazione delle pietanze. Lascerei anche perder
e le critiche alla sua cucina se non fosse che, dopo più di ventiquattro ore dal venefico pasto, il mio stomaco continua a contorcersi dolorosamente: gli spaghetti al pesto cucinati da Fischietto sono quelli che potresti mangiare in un fast food, se lì non avessero il senso del pudore dall'esimersi di servire certe schifezze. E che dire poi del dolce? Niente, non c'era nessun dolce. E nessuno dei nerd invitati ha pensato di portare un gelato. Un semifreddo. Una pastina. Che gente.
Fortunatamente si trattava di una cena abbastanza informale, di quelle dove si mangia in piedi e nessuno dice nulla di interessante, così, con una scusa qualsiasi ("Vado a vomitare") ho raggiunto camera mia e ho messo Il Presidente di guardia davanti alla porta.

12.4.05

una breve storia senza lieto fine

Lui: "Dopotutto, ognuno di noi ha in testa una lista di persone da depennare dalla propria esistenza".
Lei: "Mmh, io non credo di avere una lista del genere... Tu ce l'hai?"
Lui: "Si certo".
Lei: "Ed è molto lunga?"
Lui: "Diventa più corta ogni giorno che passa".

7.4.05

quello che rimane

Poi c'è stata quella volta che dovevo andare in Umbria a fare fotografie. Ti ho chiesto se avevi voglia di venire con me: il viaggio era rimborsato e saremmo stati ospitati in un agriturismo, così hai detto “Perché no?”. Abbiamo preso la mia spider d'epoca e abbiamo portato con noi Il Presidente, all'agriturismo non avevano problemi a ospitare cani.
Ci frequentavamo da tre settimane e altrettante ne sarebbero trascorse prima che avremmo smesso di vederci. Era maggio, il cielo limpido e l'aria calda, come in estate, e abbiamo tolto la capotte della spider: il sole faceva brillare il nero dei tuoi capelli al vento, e tu continuavi a sorprendermi mentre guardavo te invece della strada. Durante il viaggio abbiamo ascoltato i tuoi cd, non erano male: te lo dissi, e non credo che abbiamo parlato di molto altro. Non abbiamo mai parlato granché in quelle sei settimane e a me piaceva pensare che, come in Pulp Fiction, non avevamo bisogno di riempire con sterili chiacchiere il tempo che passavamo insieme, i nostri non erano silenzi che mettono a disagio, sapevamo godere dei nostri silenzi. Più probabilmente, non abbiamo mai avuto un cazzo da dirci. Adesso inizio a pensare che forse, solo forse, ripudiando entrambi l'idea di iniziare una relazione seria e duratura, abbiamo soffocato nel silenzio la possibilità di trovarci in sintonia, di avere simpatia l'uno dell'altra, di avere comunanza di sentimenti, di carattere, di gusti.
Siamo arrivati in ritardo, e io ho dovuto iniziare subito a lavorare, e tu hai fatto una passeggiata con Il Presidente. Ma il tempo stava peggiorando, il cielo si stava coprendo di nuvole e così poco dopo ci siamo ritrovati all'agriturismo. Ci siamo sistemati in stanza e siamo scesi a mangiare, dopotutto era ora di cena. Siamo tornati in camera, io ho sitemato una coperta ai piedi del letto per Il Presidente, tu hai chiuso le persiane e hai spento tutte le luci. E abbiamo fatto l'amore, al buio, in silenzio, a lungo, come sempre.
Il giorno dopo ci siamo svegliati presto, dovevo lavorare: sono andato a scattare le mie fotografie mentre tu hai passato il tempo facendo un'altra passeggiata con Il Presidente. Ci siamo dati appuntamento all'agriturismo per il pomeriggio, dovevamo già ripartire: abbiamo liberato la camera e abbiamo sistemato le nostre cose nell'auto. Salvo che, mentre facevo spazio nel bagagliaio ingombro della mia attrezzatura fotografica, Il Presidente ha sentito l'odore della libertà e di alcune pecore che pascolavano senza custodia poco oltre, si è allontanato ed è andato a curiosare. Sono riuscito a recuperare Il Presidente, ma ormai le pecore erano state terrorizzate dalla sua presenza e stavano scappando per strada, verso il vicino villaggio, tra latrati di cani e colpi di clacson. Abbiamo buttato tutto in macchina e siamo scappati, ridendo come matti.
Ma tu, a tutto questo, di tanto in tanto ci pensi?

5.4.05

non ci sono idee nuove, non ci sono neppure nuovi modi per venderle

Ok, c'è un tizio che ha aperto questo blog http://ihatemyflatmate.blogspot.com/, sicuramente ignorando l'esistenza di Roomhates. In pratica, giorno per giorno appuntava sul blog quello che la sua coinquilina faceva per mandarlo ai matti. Detto tra noi, mi pare che il tizio fosse un po' tanto puntiglioso, nel senso che se dovessi appuntare ogni azione irritante di #2, dovrei aggiornare il blog ogni venti minuti.
Alla fine il tizio ha lasciato la casa, e ha chiuso il blog. Quello che mi ha sopreso è stato il modo in cui la sua ormai ex coinquilina ha salutato la sua dipartita. Allora non c'è solo la Cagarona... Ce ne sono altre in giro come lei.

4.4.05

tutti bravi in cucina 02

Tutti Bravi in Cucina è la risposta alla domanda: "Perché i telegiornali possono avere al loro interno rubriche culinarie e io dovrei prendere seriamente il progetto Roomhates?".
Continuiamo così il nostro viaggio dei sapori della tradizione nelle case in coabitazione con una ricetta tipica faentina.

Piatto Giallo
di Silvia

Ingredienti:
Formaggio tipo Leerdammer
Una scatoletta di mais
Uova strapazzate

Preparazione:
Disporre gli ingredienti su un piatto e pretendere di aver cucinato. Servire con un bicchiere di fanta e pretendere che si tratti di nouvelle cousine.

1.4.05

aprile

"Tutto (ri)comincia ad aprile".