da questo blog è stata tratta una storia vera

7.4.05

quello che rimane

Poi c'è stata quella volta che dovevo andare in Umbria a fare fotografie. Ti ho chiesto se avevi voglia di venire con me: il viaggio era rimborsato e saremmo stati ospitati in un agriturismo, così hai detto “Perché no?”. Abbiamo preso la mia spider d'epoca e abbiamo portato con noi Il Presidente, all'agriturismo non avevano problemi a ospitare cani.
Ci frequentavamo da tre settimane e altrettante ne sarebbero trascorse prima che avremmo smesso di vederci. Era maggio, il cielo limpido e l'aria calda, come in estate, e abbiamo tolto la capotte della spider: il sole faceva brillare il nero dei tuoi capelli al vento, e tu continuavi a sorprendermi mentre guardavo te invece della strada. Durante il viaggio abbiamo ascoltato i tuoi cd, non erano male: te lo dissi, e non credo che abbiamo parlato di molto altro. Non abbiamo mai parlato granché in quelle sei settimane e a me piaceva pensare che, come in Pulp Fiction, non avevamo bisogno di riempire con sterili chiacchiere il tempo che passavamo insieme, i nostri non erano silenzi che mettono a disagio, sapevamo godere dei nostri silenzi. Più probabilmente, non abbiamo mai avuto un cazzo da dirci. Adesso inizio a pensare che forse, solo forse, ripudiando entrambi l'idea di iniziare una relazione seria e duratura, abbiamo soffocato nel silenzio la possibilità di trovarci in sintonia, di avere simpatia l'uno dell'altra, di avere comunanza di sentimenti, di carattere, di gusti.
Siamo arrivati in ritardo, e io ho dovuto iniziare subito a lavorare, e tu hai fatto una passeggiata con Il Presidente. Ma il tempo stava peggiorando, il cielo si stava coprendo di nuvole e così poco dopo ci siamo ritrovati all'agriturismo. Ci siamo sistemati in stanza e siamo scesi a mangiare, dopotutto era ora di cena. Siamo tornati in camera, io ho sitemato una coperta ai piedi del letto per Il Presidente, tu hai chiuso le persiane e hai spento tutte le luci. E abbiamo fatto l'amore, al buio, in silenzio, a lungo, come sempre.
Il giorno dopo ci siamo svegliati presto, dovevo lavorare: sono andato a scattare le mie fotografie mentre tu hai passato il tempo facendo un'altra passeggiata con Il Presidente. Ci siamo dati appuntamento all'agriturismo per il pomeriggio, dovevamo già ripartire: abbiamo liberato la camera e abbiamo sistemato le nostre cose nell'auto. Salvo che, mentre facevo spazio nel bagagliaio ingombro della mia attrezzatura fotografica, Il Presidente ha sentito l'odore della libertà e di alcune pecore che pascolavano senza custodia poco oltre, si è allontanato ed è andato a curiosare. Sono riuscito a recuperare Il Presidente, ma ormai le pecore erano state terrorizzate dalla sua presenza e stavano scappando per strada, verso il vicino villaggio, tra latrati di cani e colpi di clacson. Abbiamo buttato tutto in macchina e siamo scappati, ridendo come matti.
Ma tu, a tutto questo, di tanto in tanto ci pensi?