da questo blog è stata tratta una storia vera

15.5.06

vado a vivere da solo

Ah sì, quasi mi dimenticavo di fare questa piccola informazione di servizio: Roomhates è morto.
Il punto è che mi trasferisco, vado a vivere in un'altra città, e ho preso la decisione di andare a vivere da solo. E senza coinquilini tra i piedi, che cosa scriverei su questo blog?
Ma i lettori più affezionati non devono disperare. Sto già scrivendo su un nuovo blog, che però vuole allontanarsi dall'atmosfera paranoide che caratterizzava Roomhates. Il nuovo blog lo trovate qui.

24.3.06

vota botero

L'Autodidatta, che ne La Nausea di Sartre si erudisce studiando in ordine alfabetico i testi di tutti gli autori contenuti nell biblioteca locale, si rattristrisce nello scoprire che ha partorito un pensiero originale: se nessuno ha avuto lo stesso pensiero prima di lui, dice, vuol dire che non si tratta poi di un pensiero particolarmente brillante; anzi, afferma che non si tratta di un pensiero "vero".
Ieri guardavo Il Portaborse di Luchetti, quello con Nanni Moretti che fa il ministro, e finisco per compiacermi di me stesso quando il personaggio interpretato da Silvio Orlando esclama "Leopardi era un ottimista!", per quanto desse delle spiegazioni diverse dalle mie.
Adesso vediamo di non far passare 15 anni prima di vedere Il Caimano.

17.3.06

niente nomi propri

Ma magari queste cose non vi interessano: non le botte, non i pianti. Volete invece ridere delle piccole litigate tra coinquilini, volete sapere dei piatti sporchi nel lavandino, volete essere informati dei piccoli problemi di convivenza. Volete i nomi delle nuove coinquiline o, meglio ancora, i loro soprannomi.
Ma niente nomi, niente soprannomi; al massimo, due aggettivi, non dei più gentili, che una mia ospite ha loro appiccicato addosso: iniziano tutte e due con la lettera S, cinque e sei lettere. Vediamo se ci arrivate...
Ah, e per loro essere assente da casa per un mese non è una scusa valida per non pulire per tutto quel periodo.

10.3.06

a volte sogno di svegliarmi (tre di tre)

La porta di ingresso, rimasta aperta, sbatte contro lo stipide con regolarità; ma per quanto il ripetitivo tum tum tum inizi a darti sui nervi, sai che per il momento è meglio rimanere qui, seduto sul bordo del letto, con una mano appoggiata sulla spalla della tua coinquilina, che sobbalza quando cerca di trattenere una nuova ondata di pianto.
E' stato il suo ragazzo a lasciare aperta la porta dopo essersene andato, anche se, noti subito, non ha portato con se la sua valigia e lo zainetto, quindi è intenzionato a tornare; anche se, verrai a sapere, è semplicemente andato a far visita a degli amici che abitano in città, per poter fare due chiacchiere e "rilassarsi un poco". Sempre per via della porta di ingresso, in casa si è formata una leggera corrente d'aria che fa muovere le tende colorate, le fa muovere in un modo che ti fa venire in mente il lento fluttuare degli anemoni di mare. E sarebbe proprio una bella metafora, se non fosse che il tuo subconscio l'ha pescata pari pari da una canzone che ascoltavi qualche tempo fa.
"Perché?"
Nonostante abbia ancora gli occhi gonfi di lacrime, sembra che la tua coinquilina sia abbastanza calma per iniziare a parlare. Ma le sue prime parole non sono contro il suo ragazzo, e contro il fatto che le ha messo le mani addosso. No.
"Perché tu non lo hai picchiato? Perché succede sempre così?"
Sempre?
"Perché hai detto a me di stare calma, quando era lui quello che era andato fuori di testa? Perché ogni volta è la stessa cosa?"
Ogni volta?
Così, lasciandola sfogare e facendo le domande giuste, scopri che lui la picchia con regolarità e qualche volta le ha lasciato grossi lividi; scopri che questa cosa va avanti da circa tre anni, e la prima volta è accaduta dopo quattro mesi che stavano assieme; scopri che questa volta lui le è saltato addosso dopo che lei, esasperata per la litigata dell'accappatoio, gli ha tirato contro la prima cosa che le è capitata per le mani: una morbida confezione di batuffoli d'ovatta, di quelli che si usano per struccarsi.
Dopo che le hai preparato la colazione, dopo che è andata in bagno per lavarsi la faccia da tutte quelle lacrime, dopo che hai insistito per controllare che non avesse nuovi lividi dove lui la ha colpita, dopo tutto questo lei ti chiede se ti può fare compagnia per il resto della giornata: così ti accompagna in edicola a controllare se sono uscite le ultime pubbicazioni con tue fotografie, e ascolta le telefonate in cui ti lamenti con il grafico per non avere photoshoppato via i flash, o in cui cerchi di convincere il photoeditor che la tua ombra in una foto che non vuole pubblicare, beh, quell'ombra è arte! E quando non sei al telefono, lei ti chiede consigli.
"Cosa devo fare?"
Magari le rispondi raccontandole di quella volta che ti sei rotto la caviglia, e nella sala d'attesa del pronto soccorso c'era questa donna sui quaranta, con un occhio tumefatto, il labbro rotto e le braccia piene di segni, che continuava a giocare, con sguardo vitreo, con la fede nuziale che teneva al dito. E quello che sognava, forse, era di svegliarsi da quello stesso sogno. Quello a cui pensava, forse, era che un giorno avrebbe pensato a tutto questo come a qualcosa di remoto, che sembrava riguardarla appena.
E lei ti dice, sì, sa che la cosa migliore sarebbe lasciarlo, perché non crede che lui potrà mai migliorare.
Ma poi ti dice che lui ha un sacco di qualità, nel loro rapporto non ci sono solo le botte, e poi, lasciarlo ora significherebbe averle prese inutilmente per tutto questo tempo, perché lei nel loro rapporto, per quanto non potrebbe mai spiegare il perché, lei ci crede ancora.
"Forse" continua "forse è tutta colpa mia. Non avrei dovuto tirargli addosso l'ovatta."

24.2.06

a volte sogno di svegliarmi (due di tre)

Non è che sei un esperto di Feng Shui, e per sapere esattamente come si scrive dovresti fare un breve ricerca con google; ma il tuo letto è comunque orientato sull'asse nord-sud, con la testa rivolta verso nord, così come vuole questo metodo giapponese del vivere armonicamente con i principi della geomazia. Però tu sei anche stato attento a sistemare il letto in mezzo alla camera, non perché così consiglia la saggezza orientale, ma per essere svegliato dalla luce naturale e essere prepotentemente calciato fuori dalle coperte dai caldi raggi solari mattutini.
Ma ci sono mattinate in cui il sole che si infila nella stanza ti trova già mezzo sveglio a pianificare la tua giornata e, beh, in questo caso specifico con una certa urgenza di andare in bagno a causa del felafel della sera precedente. E dormire secondo l'asse magnetico del pianeta può non bastare per il tuo benessere psicofisico se poi trova il bagno occupato: stai per bussare leggermente sulla porta, giusto per far capire a chi c'è dentro di non prendersela troppo comoda, quando senti la tua coinquilina chiedere al suo ragazzo, quello hai prelevato in stazione il giorno prima, di andare nella sua camera a prendere l'accappatoio che ha dimenticato di portarsi dietro.
"Potevi pensarci prima"
"Non fare lo stronzo, sono nuda e bagno tutto il corridoio"
"Sei una incapace, se neanche ti ricordi l'accappatoio"
"Vaffanculo, vai a prendermi quel cazzo di accappatoio"
"Non so dov'è, mica mi metto a frugare nella tua roba"
"Ma è lì dietro alla porta... E poi certo che guardi nella mia roba, credi che non ti abbia visto stamattina che sbriciavi nei miei cassetti"
"Io? Ma tu hai le allucinazioni, sei matta, matta! E poi cos'è? Hai qualcosa da nascondere?"
Così finisce che non bussi alla porta, torni sui tuoi passi, in camera tua, dove accendi il computer, ti vesti e aspetti pacatamente che si liberi il bagno, mentre le loro voci si fanno sempre più forti. Quando finalmente la porta del bagno viene aperta, in realtà viene spalancata, e la tua coinquilina insegue il suo ragazzo urlandogli fino alla sua stanza, per chiudersi dentro e continuare a urlargli contro. E tu vai in bagno, chiudi a chiave e ti siedi sul cesso: da lì, nonostante le due porte chiuse, potresti continuare a seguire il loro litigio, ma, non solo per il fatto che gli insulti del ragazzo portano poche novità alla discussione, preferisci concentrarti su tutte le cose che devi fare oggi. Vieni bruscamente riportato a quello che sta succedendo in casa quando senti la coinquilina urlare il tuo nome, seguito da una parola molto semplice:
"Aiuto"
Ci metti un attimo a realizzare cosa devi fare, ma pulirti alla meno peggio il sedere con un po' di carta igienica, tirare l'acqua e correre in camera della coinquilina mentre cerchi di stringere la cintura, tutto questo è incongruentemente lento rispetto all'enfasi del momento. Ti viene da pensare che, a dover raccontare la storia, ometteresti senz'altro questo particolare.
Quando entri nella sua camera, li trovi sdraiati sul letto: lui è sopra di lei la tiene per le spalle e la sbatte violentemente contro la testata; ma appena ti vede si rialza con uno scatto e si mette a un angolo della stanza dicendoti
"L'hai sentita anche tu come mi ha offeso".
Lei è paonazza, sta piangendo, ma tra i singhiozzi inizia a urlargli
"Sei un bastardo, un bastardo, un bastardo un bastardo un bastardounbastardounbastardo"
e dopo che le sue parole iniziano a non avere più un senso, dopo che lui è partito dal suo angolo per darle un calcio, dopo che tu sei scattato nel mezzo per bloccarlo, non riuscendoci granché, dopo tutto questo, tu ti scopri a parlare gentilmente con lui
"Per favore, esci dalla stanza, lasciala un attimo sola"
e a lei, più duro
"Adesso smettila!"

20.2.06

a volte sogno di svegliarmi (uno di tre)

Forse il tuo lavoro ti tiene lontano da casa per almeno sei mesi l'anno. Forse viaggi parecchio, e per questo non riesci bene a ricordarti quando è stata l'ultima volta che sei stato nello stesso posto per quattro settimane di seguito; e se te lo ricordi, probabilmente non si trattava di casa tua. Forse è anche per questo che, a trent'anni, ancora convivi con altre persone. Gente più giovane di te; studenti, soprattutto. Gente ancora entusiasta di dividere il proprio bagno e la propria cucina con degli sconosciuti. Tu no, entusiasta non lo sei di certo. Ma forse consideri stupido spendere un sacco di soldi per affittare un trilocale in cui abitare da solo per meno della metà del tuo tempo; probabilmente tutti quei soldi neppure li hai. Forse, dopotutto, non ti dispiace tornare da uno dei tuoi viaggi e trovare un po' di vita in casa, poter fare due chiacchiere senza dover andare in quei rumorosi bar del centro.
Forse lavori come responsabile della qualità di una piccola ditta di abbigliamento che ha da poco decentralizzato la produzione. Forse sei la stylist di una rivista di moda. Forse sei il tecnico del suono dell'indie band rivelazione dello scorso anno, e questo è l'anno dei tour. Forse sei un fotografo sportivo. Diciamo che sei un fotografo sportivo.
Così ogni volta che torni a casa devi affrontare la solita routine. Portare tutti i rullini di diapositive in laboratorio per lo sviluppo; trasferire gli scatti in digitale dal portatile al computer fisso con il monitor calibrato per la stampa; ritoccare il ritoccabile; telefonare e riuscire a prenotare la camera oscura per una sessione notturna; ritirare le diapositive dal laboratorio, e portare in fotolitio le fotografie migliori per farle scansionare con lo scanner a tamburo, e premere su qualche azienda affinché compri uno di questi scatti come immagine pubblicitaria;
passare una lunga nottata in camera oscura; fare una prima, seconda, terza e quarta scelta di tutto lo scattato, e inondare di email i photoeditor delle varie riviste; attaccarsi al telefono, al voIP e all'IM per organizzare il prossimo viaggio, controllando simultaneamente il sito con i bollettini neve della Svizzera e i voli low cost per il Portogallo.
Ed è nel bel mezzo di questa routine che ti imbatti nella tua coinquilina, quella nuova. E' nervosa, il suo ragazzo sta arrivando in treno e lei non sa qual'è l'autubus che collega casa vostra alla stazione. Piove, e sorridi del fatto che prendere un taxi è una idea che non la sfiora neppure, squattrinata studentessa fuori sede: piuttosto se la farebbe a piedi. Così ti offri di accompagnarla in auto, dopotutto la camera oscura è sulla strada e tu devi comunque uscire per prendere le tue stampe. Oppure no, non piove. Anzi, è una calda serata di maggio, e sono settimane che hai voglia di felafel e pita con foglie di vite che preparano al take away palestinese dalle parti della stazione: quindi, di nuovo, perché non accompagnarla in auto a prendere il suo ragazzo? Lei ti ringrazia, una volta, due volte, giura che in questi giorni ti prepara qualcosa di squisito e dice molte altre sciocchezze del genere, come se l'avessi salvata da una situazione che non aveva vie d'uscita.
In macchina, lei continua a parlare. Parla se siete intrappolati nel traffico, parla se sfrecciate via veloci con i finestrini abbassati. Parla mentre aspettate il tuo felafel e parla mentre aspettate il treno del suo ragazzo in ritardo. Ti parla del suo prossimo esame, ti parla dell'università, ma soprattutto ti parla del dopo. Ti parla di quando sarà una manager in carriera e parla dei figli che avrà. Avrà una casa con giardino, in una grande città. Avrà un cane, ma niente gatti. O viceversa. Tu non le chiedi come crede di realizzare tutto questo. Non le chiedi se ha un piano, qualche idea, un asso nella manica da tirare fuori al momento giusto. Non lo fai perché sai già che ti guarderebbe con un sorriso sincero e, candidamente, direbbe che non sa come, ma succederà. Non hai bisogno di sentirglielo dire perché questa storia l'hai sentita dalla bocca di tante ragazze della stessa età. Dopotutto, alla loro età neppure tu avevi un piano, e credevi che tutto quello che desideravi ti dovesse spettare.
Quando il treno arriva e dopo che la tua coinquilina scorge tra la folla il suo ragazzo, tu aspetti che terminino il loro lungo bacio prima di presentarti e offrirti per portare la valigia, oppure la borsa. E mentre sistemi i suoi bagagli in auto senti la tua coinquilina:
"Ma quanta cazzo di roba ti sei portato dietro"
con un tono che non le avevi mai sentito usare prima.

15.2.06

il misterioso caso del sari scomparso

I diretti interessati negano ogni responsabilità. Tutti affermano di non sapere nulla a riguardo. Ma se ti fermi a pensarci, la cosa non ha alcun senso.
I fatti sono: una delle coinquiline aveva a suo tempo prestato a Fischietto un tessuto indiano per ricoprire la poltrona della sua camera, ma, nel periodo comprendente la partenza di Fischietto e l'arrivo della sua sostituta, il sari è sparito.
Si dubita della lealtà della nuova coinquilina, che al suo arrivo ha effettivamente fatto un bucato di tutta la biancheria che ha trovato nella camera: quindi avrebbe messo in lavatrice anche il copripoltrona, rovinandolo irrimediabilmente, per poi gettarlo e negare di aver mai visto quel sari. E questo sospetto già è sufficiente per minare l'opinione che in casa si ha su di lei.
Se non che la sbadataggine di Fischietto è nota, e così nessuno gli crede veramente quando dice di non aver preso per sbaglio il sari durante il trasloco.
Nessuno però ricorda il fatto che durante il periodo tra la partenza di Fischietto e l'arrivo della nuova coinquilina, io usavo passare le nottate nella camera libera, in compagnia di qualche amico, per sfidarci a interminabili duelli di Halo, mentre Il Presidente, il cane, si sistemava sulla poltrona macchiando il sari con le sue scoregge bagnate.