da questo blog è stata tratta una storia vera

27.9.05

tutti bravi in cucina 06

Se siete alla ricerca di ricette nuove e gustose, ricche di sapori ricercati di cui non riuscirete più a fare a meno, la cucina fusion è quello che fa per voi: è il melting-pot gastronomico, la dimensione astratta e irreale in cui gli ingredienti perdono la propria identità culturale per fondersi in ricette e sapori senza patria.

Gallette di riso con feta
di Marta

Ingredienti:
Gallette di riso svedesi
Formaggio greco tipo feta

Preparazione:
Davvero vi serve il metodo di preparazione?!

26.9.05

1997 circa (semiotica, tre di tre)

INTERNO: CAMERA DA LETTO DI JANELLE - GIORNO

Janelle è seduta sul letto con le gambe incrociate. Tiene in grembo un blocco per gli appunti su cui scrive. Si sente bussare alla porta.

JANELLE: "Avanti!"
VIC (entrando): "Disturbo?"
JANELLE: "No tranquillo, sto scrivendo."
VIC: "Appunto..."
JANELLE: "Ma figurati, non è niente di così importante che non mi permetta di parlare un poco con te."

Vic si siede sul letto, accanto a Janelle.

JANELLE: "Sto andando avanti con la mia sceneggiatura. Avrai tempo di leggere le modifiche, più tardi?"
VIC: "Volentieri, tanto oggi sto in casa per riprendermi dalla serata di ieri. Solo che... cioé, non voglio dire che per me stai perdendo tempo con quella sceneggiatura, però..."
JANELLE: "Non ti piace quello che ho scritto finora?"
VIC: "No anzi, forse come hai detto tu manca un po' di ritmo, ma è comunque realistico, ti coinvolge..."
JANELLE: "Dici che non troverò nessuno interessato a comprarla?"
VIC: "Figurati, come se tu avessi bisogno di qualcuno che fa le cose per te, riusciresti comunque a fare tutto da sola..."
JANELLE: "Insomma... Ma allora perché dovrei lasciar perdere questa sceneggiatura?"
VIC: "Se mi fai parlare... E' che, non so come spiegarti, è che puoi comunicare molto di più con qualcosa di scritto piuttosto che con le immagini."

Janelle guarda Vic con uno sguardo interrogativo.

VIC: "Non so, alla fine la gente guarda i film giusto per passare un po' di tempo, per distrarsi un attimo, non è che un film comunichi qualcosa."
JANELLE: "Vabbé, se mi parli delle produzioni di Hollywood posso anche darti ragione..."
VIC: "Ma anche per i film indipendenti, quante volte capisci cosa vuol dire il regista?"
JANELLE: "Perché per questi film devi aver le competenze per capire il messaggio..."
VIC: "No, non ti sto dicendo che vedo i film d'autore come seghe mentali, certo a volte alcuni film mi sembrano seghe mentali, ma sono comunque consapevole che sono in torto, che non ho "le competenze". Ma solitamente uno rilegge un film adattandolo alle proprie esperienze, alle proprie emozioni e così il messaggio iniziale è stato rielaborato, è quello che lo spettatore da al film, non quello che voleva dare l'autore."
JANELLE: "Certo, se la metti su questo piano è una cosa normale, non credere che non succeda anche in un libro... succede in qualsiasi tipo di comunicazione."
VIC: "Sarà anche così, ma un film è comunque più criptico di un libro, è più difficile per un film riuscire a comunicare quello che vuole comunicare... o meglio è più difficile che uno riesca a capire esattamente quello che il film vuole comunicare. Per un libro è più facile."
JANELLE: "E' perché il codice usato é diverso."
VIC: "E allora vedi che ho ragione io? Puoi dare molto di più scrivendo qualcosa che non traducendolo in immagini."
JANELLE: "Se la metti così, allora anche lo scrivere sarebbe inutile per comunicare qualcosa a qualcuno. Dovrei giusto parlarci con gli altri, ma sarebbe limitativo."
VIC: "E non che così facendo riusciresti comunque a comunicare..."
JANELLE: "Cioé?"
VIC: "L'hai detto tu, che si tratti di un film, libro o un semplice scambio di idee tra due individui, comunque uno distorce il messaggio a seconda della propria esperienza personale."
JANELLE: "Ehi, calma, questo solo in teoria, poi nella realtà non è che non siamo in grado di comunicare tra noi. Parlando di teorie, c'è anche quella opposta secondo la quale
quando due persone parlano, una si immedesima completamente nell'altra, quasi plasma le proprie idee in quelle del suo interlocutore."
VIC: "Si chiama empatia, no?"
JANELLE: "Si, si chiama così."
VIC: "Sto dando l'esame di semiotica...
JANELLE (sorridendo): "Mi sembri preparato."
VIC: "Sì. Beh, anche se questi sono i casi limite, i due estremi, penso comunque che la realtà sia molto più vicina all'impossibilità di comunicare tra due individui. Io non comprendo quello che l'altro mi vuol dire perché lo rielaboro dentro di me in maniera differente da come mi era stato proposto inizialmente."
JANELLE: "Sei un po' drastico a dire che due persone non riescono a comunicare..."
VIC: "Perché? Guarda te e Chris, per esempio."
JANELLE: "Ancora Chris. Basta! Hai preso l'esempio sbagliato: noi due non potevamo comunicare perché non ce ne fregava niente l'uno dell'altra."
VIC: "OK, ho sbagliato esempio..."
JANELLE: "Prendi noi due invece, noi riusciamo a capire quello che l'altro vuol dire, no?"

Vic tace.

JANELLE: "No?"
VIC: "Boh, sì..."
JANELLE: "E allora cosa era quel silenzio? Anche due persone con un rapporto come il nostro non riescono a comunicare?!"
VIC: "Ma no, è solo che anche quando sembra di capire cosa una persona vuole dirti, magari si da troppo peso a cose che invece non hanno importanza, o comunque non hanno il significato che ci si vuol vedere. Robe tipo certi sguardi, certi movimenti, certe parole sono difficili da interpretare, uno li vuole interpretare in un modo per adattare la situazione a ciò che vive lui. Magari uno pensa che sia la più totale empatia, e invece..."

Segue un lungo silenzio.

JANELLE: "Ti ho sognato stanotte..."
VIC: "Davvero?"
JANELLE: "Sì, ero con te in un deposito e tu dipingevi un treno... Per poco non ci beccavano... Come é andata invece?"
VIC: "Invece?! Mi sa che sei una veggente!"
JANELLE: "Ti hanno beccato?"
VIC: "Andiamo con ordine, questa te la racconto dall'inizio."
JANELLE: "Ti hanno beccato."
VIC: "Non mi hanno beccato, ma lasciami raccontare tutta la storia, magari ne prendi spunto per il film..."
JANELLE: "Vai!"

22.9.05

1997 circa (wipeout, due di tre)

SALOTTO: INTERNO - GIORNO

Vic e Alberto stanno giocando ad un videogioco, uno contro l'altro. Per un po' giocano in silenzio.

VIC: "Allora, come va il lavoro nel locale?"
ALBERTO: "Guarda, non me ne parlare neanche, una rottura di palle..."
VIC: "Vabbé, ti pagano bene."
ALBERTO: "Almeno quello. Che comunque ci andavo anche prima che mi assumessero come barman. Però a volte mi rompe dover star lì tutto il sabato sera."
VIC: "Benvenuto nel mondo del lavoro!"
ALBERTO: "Ma cosa ne sai tu che non fai un cazzo tutto il giorno... No, in realtà è divertente lavorare lì, è come stare in un manicomio. Ma ci sono dei personaggi che te li raccomando..."
VIC: "Cazzo di curva di merda, già ho la navetta che non tiene un cazzo..."
ALBERTO: "Ah, ah! Ti sei ribaltato, adesso ti riprendo!"
VIC: "Bastardo... E non venirmi addosso, cazzo!"
ALBERTO: "Ma se sei tu che mi butti fuori."

Per un poco Vic e Alberto giocano in silenzio.

ALBERTO: "Di cos'è che stavamo parlando?"
VIC: "Del tuo lavoro..."
ALBERTO: "Ah già, lo sai che c'è anche la dark?"
VIC: "Si, me ne avevi accennato. Ma spiegami un attimo come funziona questa dark-room."
ALBERTO: "Ti dico solo, entri lì dentro e ti appendi ai cazzi!"
VIC: "Ma cos'è, uno stanzone vuoto dove non vedi nulla?"
ALBERTO: "No, un po' di arredamento c'è, diciamo così..."
VIC: "Tipo gogne?"
ALBERTO: "No, tipo gabbie... che poi la gente che esce dalla dark viene al banco dove lavoro io e c'è questa coppa piena di fragole e le tastano tutte prima di scegliere le migliori..."
VIC: "Dopo i round di fist-fucking che si sono sparati?"
ALBERTO: "Bravo."
VIC (arricciando il naso): "Bleah!"

I due giocano in silenzio per un po'.

ALBERTO: "Contento che Janelle è di nuovo libera?"
VIC: "Boh, sì, sempre meglio che stare con quel coglione di Chris."
ALBERTO: "Perché, secondo te è un coglione?"
VIC: "Non lo so, io lo conosco solo per quello che mi dice Janelle: si fa un po' il viaggio del macho, sai uno sessista, un po' violento, e questo non lo aiuta certo a catturare la mia simpatia. Ma poi magari è anche un bravo tipo, io checcazzo ne so."
ALBERTO: "Ma scusa, perché Janelle stava con un tipo del genere?"
VIC: "E io checcazzo ne so! Vallo a chiedere a lei!"
ALBERTO (dopo aver guardato Vic per un momento, sorpreso): "Scusa, non t'incazzare."

Alberto e Vic giocano per un poco senza parlare.

VIC: "Ascolta, chi è che pulisce la dark-room a fine serata, tu?"
ALBERTO: "No, cara, io servo solo i drink, figurati se mi metto a pulire la merda che c'è là dentro. Non indovineresti mai cosa ci hanno trovato l'altra sera..."
VIC: "Cosa?"
ALBERTO: "Un cetriolo, con un preservativo srotolato sopra. E una dentiera!"
VIC (ridendo): "Una dentiera?! Cioé, un vecchio entra lì dentro, si toglie la dentiera per far meglio i pompini e la perde?!"
ALBERTO: "Ti immagini farselo succhiare e sentire il contatto con le gengive?"
VIC: "Un'esperienza che spero non dovrò mai vivere... Piuttosto penso a quello sfigato che se ne andava in giro a quattro zampe a cercare una cazzo di dentiera in una dark-room... Poveraccio!"
ALBERTO: "Per quello che ha toccato per terra?"
VIC: "Non esattamente".

19.9.05

1997 circa (colazione, uno di tre)

INTERNO: CAMERA DA LETTO DI JANELLE - GIORNO

Janelle, sdraiata sul letto, apre gli occhi e si alza a sedere, resta immobile per un momento, si gratta la nuca e scende dal letto. Inizia a togliersi la maglietta e la telecamera compie una rotazione di 360 gradi mostrandoci il resto della stanza: un angolo è interamente occupato da televisore, alcuni videolettori, un muro di videocassette, poi vediamo una libreria stipata di libri, fascicoli e riviste, uno stereo, uno stand con vestiti appesi alla rinfusa, altri vestiti ricoprono il pavimento. Completata la panoramica, troviamo Janelle con addosso una nuova maglietta e un paio di pantaloni oversize. I piedi sono nudi. Janelle esce dalla camera da letto e cammina lungo un corridoio spoglio. La telecamera la segue, poi Janelle svolta in una porta sulla sinistra.


INTERNO: BAGNO - GIORNO piano sequenza unico

Janelle si guarda allo specchio, il rubinetto è aperto, la telecamera le inquadra la nuca, da dietro. Janelle si china e si sciacqua la faccia, la telecamera slitta in avanti inquadrando il bagno riflesso nello specchio. Il riflesso di Janelle si rialza, la telecamera ora la inquadra frontalmente, la faccia è bagnata. Il riflesso di Janelle si muove verso la porta e la telecamera, passando attraverso lo specchio, segue Janelle fino alla cucina, da cui arriva una voce maschile, alta e stridula. Una voce scheccante.


INTERNO: CUCINA - GIORNO

Nella cucina ci sono due ragazzi. Uno, Vic, sta facendo colazione con una ciotola stracolma di cereali, l'altro, Alberto, sta pranzando con cibo cinese in contenitori di alluminio. Nel momento in cui Janelle entra, Alberto interrompe il suo monologo e si rivolge a Janelle.

ALBERTO: "Guarda chi si vede, si è svegliata la nostra principessa!"
JANELLE: "'Ngiorno."

Vic, con la bocca piena di cereali, alza gli occhi e fa un gesto di saluto con la mano.

JANELLE: "Pedro dorme ancora?"
ALBERTO: "Penso abbia dormito fuori questa notte."
JANELLE: "Ah, allora non dorme più nessuno... Metto un po' di musica?"
ALBERTO: "Metti Madonna!"

Vic gela Alberto con lo sguardo.

VIC (con la bocca piena): "Snapcase."

Janelle si è portata a fianco di un mobile della cucina, sul quale si trova un registratore a pile e una montagna di cassette audio; Janelle rovista nel mucchio, ne tira fuori una, la inserisce nel registratore e schiaccia il tasto PLAY. La stanza si riempie di musica Drum 'n' Bass.

JANELLE (a Vic): "Mi passeresti la Pepsi, per favore?"

Vic alza la testa dalla ciotola, prende la bottiglia di Pepsi sul tavolo e l'allunga a Janelle. Janelle va sul balcone e innaffia abbondantemente con la bibita alcune piante di marijuana, alte e rigogliose. Mentre Janelle torna indietro, Alberto e Vic la guardano sconsolati.

ALBERTO: "E' inutile, più le innaffiamo con 'ste schifezze, più quelle piante crescono."
VIC: "E' colpa degli zuccheri, guarda come sono rigogliose da quando le riserviamo questo trattamento."
ALBERTO: "Stai dicendo che alla maria piace la Pepsi?"
VIC: "Non sto dicendo che alla maria piace la Pepsi, non so che gusti abbiano quelle cazzo di piantine di merda, dico solo che dovremmo passare a metodi più risolutivi."
ALBERTO: "Tipo?"
VIC: "Idraulico liquido?"
JANELLE: "Si, poi vai a spiegare a Pedro che le sue adorate piantine si sono sciolte come neve al sole..."
VIC: "Ascolta, in un modo o nell'altro quelle piante da quel balcone se ne vanno. Se Pedro si tira le storie di fare il pusher, cazzi suoi se lo beccano, e te lo dico io, prima o poi lo beccano. Però la polizia qua dentro non la voglio, solo perché i vicini hanno notato che in questa casa c'è qualcuno con il pollice verde."

Intanto Janelle si sta preparando un caffé.

ALBERTO: "E lo sai quanto spaccano i vicini."
JANELLE: "Ehi, ehi, calma, lo sapete che la penso come voi, stavo solo dicendo che dobbiamo procurarle una morte naturale, seccarle così di colpo non si può... cazzo, ce ne facesse almeno fumare un po'..."
VIC: "Se è per questo ormai non se le fuma più neppure Pedro, vuole solo farle crescere il più possibile."
JANELLE: "Neanche dovesse vincere un premio su High Times."
ALBERTO (sorridendo): "Vi ricordate quando gli abbiamo fumato quelle cime?"
JANELLE (sorridendo): "Quella volta sì che Pedro si è incazzato..."
VIC: "Gli avevate fumato mezza pianta..."

C'è una pausa in cui i tre ripensano all'episodio, ognuno con un sorriso ebete stampato in faccia, poi Janelle si siede al tavolo. Alberto indica i pacchetti di alluminio di fronte a lui.

ALBERTO (a Janelle): "Vuoi del cinese?"

Janelle arriccia il naso.

JANELLE: "Di prima mattina? Bleah!"
ALBERTO: "E' l'una passata..."
JANELLE: "Così tardi? Non pensavo di aver dormito tanto."
ALBERTO: "Allora, ne vuoi o no?"
JANELLE: "No, veramente, ma grazie lo stesso." (Guardando il cibo cinese) "Se non lo faranno le malattie veneree, ci penseranno le schifezze che mangi a farti fuori."
ALBERTO: "Ma se ci sono un miliardo di cinesi che mangiano sta roba ogni giorno della loro vita."
VIC: "E quanto pensi viva uno di questi cacariso del cazzo?"
ALBERTO: "Vivendo in mezzo la campagna, vanno tutti in bicicletta...sti 'cacariso', come li chiami tu, vivono molto più a lungo di noi, e pure meglio!"
VIC: "Sto cazzo vivono più di noi! Vuoi sapere qual è la vita media di un cacariso? Venticinque anni, non uno di più. E lo sai perché? Eh, dico, lo sai perché vivono solo venticinque anni?"
ALBERTO (sconsolato): "Perché vivono solo venticinque anni?"
VIC: "Perché se sei nato in Cina arrivato a venticinque anni realizzi finalmente che se davvero esiste un Dio o qualche altra puttanata del genere, beh, allora ti ha pigliato per il culo quando ti ha fatto nascere in Cina. Quando realizzi che hai mangiato riso per venticinque anni e niente ti permette di sperare in un futuro migliore in cui non dovrai mangiare sto cazzo di riso schifoso, allora tanto vale lasciarti morire, piuttosto che festeggiare il tuo ventiseiesimo compleanno da cacariso con una torta di riso."

Janelle intanto si alza per spegnere la moka, si versa il caffé in una tazza e torna a sedersi.

JANELLE (a Vic): "Che hai fatto ieri sera?"
VIC: "Tu?"
JANELLE: "Beh, ci siamo visti al concerto, no?"
VIC: "Sei rimasta li tutto il tempo?"
JANELLE: "Ho incontrato delle amiche, e così mi sono fermata per un po', anche se la situazione non si reggeva proprio... ma voi uomini ci credete davvero così sceme?"
ALBERTO (scheccando): "Non guardarmi neanche, che sono molto più donna di te!"
VIC: "Perché? Che hanno fatto questa volta i miei colleghi uomini?"
JANELLE: "Prima salta fuori un tipo, mai visto prima, che si avvicina e mi fa: "Entrando, hai visto la decapottabile parcheggiata qui fuori? E' mia, se vuoi, ti porto a fare un giro... Pensaci, ti guarderebbero tutti." Faccio appena in tempo a mandarlo affanculo che arriva un altro idiota che si presenta con un: "Ciao io sono uno sconvolto e faccio parte dell'altra parte dell'umanità!"."
VIC (divertito): "Maestri."
JANELLE: "No, guarda non ci scherzare nemmeno, che poi c'è stata un escalation di squallore... Ieri doveva essere la giornata mondiale del marpionaggio e nessuno mi ha avvertita. Voglio dire, tu sei lì a chiaccherare tranquilla, quando sbucano fuori queste facce da culo con le loro frasi idiote."
VIC: "Ah ah ah!"
JANELLE: "Ma davvero ci credete così sceme?"
VIC: "E io cosa c'entro, non ho mai abbordato così una tipa in vita mia..."
ALBERTO: "E infatti sono mesi che non scopi! Comunque è proprio questo il punto, se ci sono così tanti tipi che usano metodi del genere, vuol dire che funzionano. Magari la maggior parte delle ragazze li mandano a cagare, come hai fatto tu, ma prova e riprova, ci sarà qualcuna che ci sta."
JANELLE: "Seee, con frasi del genere..."
ALBERTO: "Non sono mica tutte come te, ci sono ragazze a cui non frega niente di quello che le viene detto, anche loro si accorgeranno di aver davanti un imbecille, ma tanto non ci devono mica parlare più di tanto... Le frasi di approccio servono solo ad attirare l'attenzione, non importa quel che si dice."

Janelle e Vic guardano Alberto scettici.

ALBERTO: "Non dico stronzate, guarda la pubblicità: quante volte vengono elencati i pregi di un'automobile o viene messa in risalto la comodità di un paio di jeans? Mai! Perché basta una storiella di trenta secondi, che non vuol dire nulla, ma semplicemente attira l'attenzione su un prodotto."
VIC: "Vabbé, cosa vuol dire? Allora è così per tutto. Non so, prendi come esempio i graffiti..."
JANELLE: "Te pareva..."
VIC: "...Si dipinge nei posti più assurdi, si usano tecnica e precisione da paura, stili mai visti solo per far pubblicità al proprio nome. Perché, almeno negli ultimi anni di messaggi nei pezzi non se ne leggono più, tutto quello che c'è è il nome di chi l'ha fatto..."
ALBERTO: "E' quello che dico io, tutto funziona così: chiunque vuole farsi notare si guarda intorno e vede che basta una qualsiasi cosa nuova, strana o particolare per attirare l'attenzione su di sé."
JANELLE: "Vabbé, potresti anche aver ragione..."
ALBERTO: "Certo che ho ragione."
JANELLE: "...Stavo solo dicendo che già ero di pessimo umore e sti stronzi mi hanno mandato completamente a male."
VIC: "Ma se eri così felice quando ci siamo incontrati, cos'è, hai rivisto Chris?"
JANELLE: "Lascia perdere..."
ALBERTO: "Ma perché ci stai assieme se non riesci a sopportarlo?"
JANELLE: "Cos'é, non lo sai? L'ho lasciato la scorsa settimana."

Ad Alberto si accendono gli occhi

ALBERTO: "Davvero l'hai mollato? Allora posso farmelo io! Madonna che figo che è! E con quel pacco che si ritrova!"
JANELLE: "Ah, provaci pure, anche se dubito ci starà, omofobo com'è... Comunque non è vero che non riuscivo a sopportarlo, è che siamo due persone completamente diverse, e questo si vedeva quando cercavamo di parlare di una qualsiasi stronzata: per lo più si andava avanti a monologhi, ognuno diceva la propria, ma a nessuno dei due interessava veramente capire come la pensava l'altro." (a Vic): "In ogni caso non me ne frega niente di aver rivisto Chris... voglio dire, era logico che prima o poi ci incontravamo, non è che frequentiamo la stessa gente, ma i posti dove si va alla fine sono gli stessi. Dopotutto è divertente incontrare i tuoi ex: te l'ho già detto che non siamo mai stati veramente in grado di comunicare l'uno con l'altra e alla fine, per non stare in silenzio tutto il tempo, finivamo con fare del gran sesso... pensandoci non era poi così male..."
VIC: "Un po' squallido..."
JANELLE: "Si e no, comunque ti stavo dicendo che non abbiamo mai avuto niente da dirci e la stessa cosa è successa ieri sera."

Flash-back alla sera precedente, in un locale affollato e con musica altissima.


LOCALE: INTERNO - NOTTE

La steadycam va incontro a Janelle che, con le spalle alla telecamera, parla con delle amiche.

JANELLE: "Il prossimo marpione che si avvicina lo stendo!"
AMICA: "Si sta avvicinando qualcuno di molto peggio di un marpione..."

La telecamera ora è molto vicina, Janelle si gira.

JANELLE: "Ciao Chris, come va?"

Si interrompe la soggettiva.

CHRIS: "Bene... Cosa aveva da dire la tua amica?"
JANELLE: "Ma niente, scherzava..." (Dopo alcuni secondi di silenzio): "...Piaciuto il concerto?"
CHRIS: "Sono entrato quando ormai non si pagava più... Ho visto giusto le ultime due canzoni. Non è che mi siano piaciute più di tanto."
JANELLE: "A-ah."

Janelle e Chris stanno uno di fronte all'altro, in silenzio, senza guardarsi in faccia.

JANELLE (fuoricampo): "Siamo rimasti in silenzio per un po', ognuno guardava da un'altra parte e alla fine indovinate che cosa ha avuto il coraggio di chiedermi..."

CHRIS: "Se vuoi puoi venire a stare da me stanotte, ti va?"


CUCINA: INTERNO-GIORNO

VIC: "E tu che hai risposto?"
JANELLE: "Lì per lì non sapevo se ridergli in faccia o accettare, davvero. Poi ho pensato che sarebbe tornato tutto come prima, e non mi va, voglio qualcosa di più da un ragazzo."
ALBERTO: "Auguri!"
JANELLE: "Già, grazie, mi sa che ne ho bisogno."

16.9.05

lorenzo speaks

Ci stavamo annoiando, così abbiamo pensato di ammazzare il tempo scopando una bambola gonfiabile. Tirandoci fuori un porno. Cosa sono quelle facce? Ci stavamo annoiando, ripeto, e con una bambola gonfiabile e una telecamera professionale non è che puoi fare molto altro.
Comunque, eravamo in tre: uno filmava gli altri due che si facevano la bambola.
In giro per tutta la casa.
C'era una trama, c'erano i dialoghi, stava venendo fuori qualcosa di interessante.
Eravamo in cucina, con lo stereo di camera mia a palla, affinché potessimo sentire la musica, così non ci siamo accorti della mia coinquilina che rincasava con le buste della spesa.

8.9.05

premere per aprire

Non dovrei arrabbiarmi tanto, non è colpa loro.
Loro vorrebbero davvero pulire casa, ma non sono capaci di svitare i tappi di sicurezza a prova di bambino dei detersivi e dei detergenti.

7.9.05

iniziamo un dialogo

Arriva un giorno in cui ti da fastidio il modo in cui mangia. I gomiti sul tavolo. Il suo masticare rumorosamente. Il fatto che raramente aspetti che tu ti sieda a tavola per iniziare a mangiare.
Magari non è questo. Magari non sopporti più la sua risata. Il tono della sua voce di da sui nervi. Cosa fai? Ci parli, glie lo dici? Intavoli un dialogo su queste questioni? No, davvero, lo sto chiedendo a te. Cosa fai? I tuoi amici, con cui ti confidi, ti suggeriscono che questo è il momento di troncare la relazione. E invece tu la trascini. Magari per anni. Davvero, dimmelo se non è così.
E se non riesci a dire alla persona che ami (che hai amato) che non riesci più a cenare in sua presenza, e allo stesso modo non hai coraggio di troncare il rapporto basandoti su queste ragioni, come potrei parlare io a Fischietto del modo in cui mangia? "Puoi, per favore, masticare con la bocca chiusa?" sarebbe un'idea, ma ovviamente non c'è solo questo.
Iniziamo un dialogo.
Sì. Io e te. Visto che con i miei coinquilini non riesco a parlare, faccio un tentativo con te. C'è già chi, leggendo questo blog, si sente di poter dare consigli e suggerimenti, certamente benaccetti, ma che danno l'impressione che questa persona non stia vivendo i vari problemi del coinquilinaggio: o vive ancora dai genitori, o vive da sola (secondo me la seconda, ma c'è tutta una scuola di pensiero che la vuole sedicenne).
Dice: "Mandali via".
Dice: "Vai a vivere da solo".
Soluzioni che bypassano i problemi.
No dai, questo post fa schifo. Il prossimo sarà sul sesso. Promesso.

6.9.05

rutto libero

Fischietto potremmo anche chiamarlo Ruttino, o Ruttolino, o Ruttolomeo, o Ruttinculo, visto che ha iniziato a ruttare per casa.
Anche a tavola.
Anche di fronte ai miei ospiti.
Anche a tavola di fronte ai miei ospiti, come qualche lettore di questo blog potrà confermare.

4.9.05

dietro il successo di un uomo, c'è sempre la mano di una donna, che la cosa le faccia piacere o meno

Lei: "Sai che Fante, lo scrittore, ha iniziato a pubblicare perché sua moglie andava a leggere le cose che lui buttava via e le rimetteva assieme?"
Lui: "Sai che Gehry, l'architetto, ha iniziato a progettare perché sua moglie, infermiera, ha lavorato per mantenergli gli studi? Poi lui è diventato ricco e famoso e l'ha lasciata per una più giovane."

1.9.05

de botanica et interior design

Prendi una casa. Riempila con mobili di design. Avrai una casa funzionale, elegante, ammirevole. Ma sarà comunque poco più di uno di quei rifugi che i primi uomini usavano per riparasi dalle intemperie: una caverna illuminata da morbidi faretti, con un tavolo di design circondato da sedute firmate in una cucina ampia e spaziosa, ma sempre di una caverna si tratta. Un posto freddo dove poter sopravvivere. Quello che manca, all'interno della tua casa, è la vita. Qualcosa che non possa semplicemente essere abbandonato lì per essere ritrovato un domani, quando deciderai di tornarci, alla tua caverna.
O quando qualcun altro la occuperà al posto tuo. Perché non sono solamente le case Ikea ad essere uguali, in tutto il mondo; le case stipate di mobilio di famosi architetti costano di più, ma se te lo puoi permettere metterai in casa poltroncine Barcellona, sedute Mackintosh con schienale alto, un tavolo in legno di Jencks, così come fanno tutti gli altri, e alla fine avremo tante case di design una uguale all'altra. Case intercambiabili. Virtualmente, potrai abbandonare la tua casa e lasciare che altri come te, un domani anche lontano, vadano a viverci al tuo posto: bastarà una spolverata e troveranno i mobili giusti, e posso scommettere che nelle librerie troveranno anche i libri giusti. La tua casa è come una caverna: hai dipinto sulle pareti, l'hai abbellita, ma non c'è nulla di personale in quei graffiti. Nulla di vivo, nulla che abbia bisogno della tua presenza.
In casa mia ci sono delle piante. Con le mie piante non ci parlo. E' vero che a parlarci le piante crescono più rigogliose, in parte perché ci parli nel momento che te ne prendi cura (e quindi te ne prendi cura); in parte perché parlandoci gli aliti addosso anidride carbonica, utile alla fotosintesi clorofilliana. Io non ci parlo, ma le mie piante crescono comunque rigogliose. Ok, ad alcune di loro ho dato dei nomi, ma non è che parlo con loro chiamandole per nome. E soprattutto, non mi aspetto che mi rispondano.
Queste piante, senza di me, sono fottute. Non posso certo contare sulle premure dei miei coinquilini, così durante le mie assenze le lascio nel giardino condominiale alle cure di un vicino. Tutte, tranne questa delicata pianta tropicale che non sopporterebbe l'aria esterna, ma a cui basta un ricambio d'acqua di tanto in tanto: così per la scorsa estate ho deciso di lasciare questa pianta in casa, con un appunto dettagliato su come darle l'acqua (niente di complicato, ma con i miei coinquilini meglio essere precisi) e con la postilla di lasciarla alla luce. Tranne che Fischietto, partendo per le vacanze, interpreta a suo modo la postilla e mette la pianta in terrazzo, in pieno sole per sei ore al giorno, dove rimane per oltre una settimana.
Al mio ritorno trovo la pianta in terrazzo, stremata, con le foglie bruciate dal sole, al cui riguardo Fischietto non ha altro da dire che:
"L'ho fatto con le migliori intenzioni"
e
"Me ne assumo le responsabilità morali"
il che vuol dire che non ha nessuna intenzione di ricomprarmi la pianta.
Ah, al mio ritorno a casa avevo anche trovato una mezza anguria in frigo, lasciata lì a marcire. Ma questa è un'altra storia.