Sono bellissime.
E a ventidue anni dovrebbe quasi essere la norma.
Ma loro non hanno quella bellezza per la quale, entrando in qualche posto, gli uomini si danno di gomito l'un l'altro, mentre le ragazze presenti commentano "Come cazzo va in giro quella? Troia...". No, quando entrano in un posto, i ragazzi restano a bocca aperta, nel mezzo di una frase o con la forchetta a metà strada tra piatto e bocca; e le ragazze, le ragazze non possono far altro che dire "E' bellissima". Una volta, seduto con una di queste ventiduenni a un tavolino all'aperto di un café, due ragazze si sono avvicinate e, rivolte alla tua compagna: "Certamente lo sai già, ma volevamo dirti che sei bellissima", per poi tornare al loro tavolo, lasciandola rossa per l'imbarazzo. Forse è per la loro androginia, forse per il fatto che non fanno nulla per mettere in risalto la propria femminilità.
Tu, più di altri, hai avuto la possibilità di analizzare da vicino la loro bellezza: scandagliare ogni centimetro del loro corpo, avvicinarti tanto da poter osservare i singoli pori della loro pelle, studiarle in ogni momento della loro giornata, anche quando, svegliandoti qualche minuto prima di loro, ti sei attardato a guardarle dormire. E sei arrivato alla conclusione che la cosa più bella in loro, la peculiarità che le fa risaltare tra tutte, siano gli occhi. Probabilmente, a qualcuna di loro glielo hai anche detto. Hai parlato del particolare taglio, delle linee sinuose in cui viene incorniciato l'occhio.
E dicevi cazzate.
Perché sì, sono gli occhi la cosa più bella di queste ragazze, ma il taglio, e il colore, non c'entrano niente. E' la loro vivacità. E' la luce che si riflette in quegli occhi verdi, azzurri, neri, e illumina ogni cosa su cui quegli occhi si posino. E sono occhi affamati, occhi curiosi, occhi mai stanchi di catturare nuovi brandelli di realtà. Per lasciarsi sorprendere, continuamente. E stando con loro, anche tu, un poco, puoi tornare a emozionarti di quello che ti sta attorno. Puoi tornare a guardare la realtà con gli occhi inesperti di un bambino, e ritrovare entusiasmo per tutto quello che, senza di loro, ti annoierebbe.