la casa dei sessuomani (parte seconda)
Così, vivevo in questa casa ricca di perversione. Io continuavo a essere il punto focale delle attenzioni sessuali di tutti i miei coinquilini, tranne forse della lesbica più mascolina, un po' per il fatto che fossi il più giovane lì dentro, un po' perché mi sono sempre negato, attenendomi alla unica regola per il buon coinquilinaggio:
"Mai andare a letto con i propri coinquilini".
Fatto sta che un giorno, rompendo la ricerca di variazioni sessuali che caratterizzava la modalità di scelta degli abitanti della casa, la ragazza (eterosessuale e ninfomane e con la quale alla fine ho infranto l'unica regola di buon coinquilinaggio) che gestiva l'appartamento ha deciso di affittare una stanza a un mezzo tossico.
Uno che spacciava.
Però gli ha detto "Qua dentro la roba non la porti".
E lui "No, certo che no".
Come no.
Nel giro di pochi giorni avevamo un continuo andirivieni di ragazzine sballate che chiedevano pasticche al citofono, o gridando le ordinazioni direttamente nella tromba delle scale. Dopodiché alcune piantine di marijuana hanno iniziato a dar colore al terrazzo. Il mezzo tossico diceva che non se ne sarebbe accorto nessuno. I vicini che incontravo in ascensore, al contrario, mi chiedevano chi in casa avesse il pollice verde, con grossi sorrisi di complicità.
Adesso, come è abbastanza normale in un appartamento in coabitazione, un po' tutti lì dentro avevamo qualche problema con la legge. Non è necessario che vi dica quali fossero i miei problemi, e a quale somma ammontassero i danni che avevo inflitto a non vi dico chi, diciamo solo che non avrei avuto piacere ad avere un poliziotto in casa.
Così ho provato a parlare con il mezzo tossico. Lui ha obbiettato che i poliziotti sono come vampiri, e come esattori del canone RAI: se non li inviti in casa, non hanno alcun potere. Hanno bisogno di un mandato del giudice, e ottenerlo non è per niente facile. Ho riposto che su questo punto aveva ragione, ma, come tutti i mezzi tossici che giocano a fare i gangsta, ignorava il fatto che non serve alcun mandato se si è alla ricerca di sostanze stupefacenti o esplosivi. Lui è rimasto a bocca aperta, avendo costruito tutte le sue certezze essendo all'oscuro di questa grande verità: se la polizia ha il fondato sospetto che in una casa ci sia droga, può entrare quando gli pare, senza neppure chiedere permesso.
Che è proprio quello che è accaduto durante un afoso pomeriggio di giugno.
"Mai andare a letto con i propri coinquilini".
Fatto sta che un giorno, rompendo la ricerca di variazioni sessuali che caratterizzava la modalità di scelta degli abitanti della casa, la ragazza (eterosessuale e ninfomane e con la quale alla fine ho infranto l'unica regola di buon coinquilinaggio) che gestiva l'appartamento ha deciso di affittare una stanza a un mezzo tossico.
Uno che spacciava.
Però gli ha detto "Qua dentro la roba non la porti".
E lui "No, certo che no".
Come no.
Nel giro di pochi giorni avevamo un continuo andirivieni di ragazzine sballate che chiedevano pasticche al citofono, o gridando le ordinazioni direttamente nella tromba delle scale. Dopodiché alcune piantine di marijuana hanno iniziato a dar colore al terrazzo. Il mezzo tossico diceva che non se ne sarebbe accorto nessuno. I vicini che incontravo in ascensore, al contrario, mi chiedevano chi in casa avesse il pollice verde, con grossi sorrisi di complicità.
Adesso, come è abbastanza normale in un appartamento in coabitazione, un po' tutti lì dentro avevamo qualche problema con la legge. Non è necessario che vi dica quali fossero i miei problemi, e a quale somma ammontassero i danni che avevo inflitto a non vi dico chi, diciamo solo che non avrei avuto piacere ad avere un poliziotto in casa.
Così ho provato a parlare con il mezzo tossico. Lui ha obbiettato che i poliziotti sono come vampiri, e come esattori del canone RAI: se non li inviti in casa, non hanno alcun potere. Hanno bisogno di un mandato del giudice, e ottenerlo non è per niente facile. Ho riposto che su questo punto aveva ragione, ma, come tutti i mezzi tossici che giocano a fare i gangsta, ignorava il fatto che non serve alcun mandato se si è alla ricerca di sostanze stupefacenti o esplosivi. Lui è rimasto a bocca aperta, avendo costruito tutte le sue certezze essendo all'oscuro di questa grande verità: se la polizia ha il fondato sospetto che in una casa ci sia droga, può entrare quando gli pare, senza neppure chiedere permesso.
Che è proprio quello che è accaduto durante un afoso pomeriggio di giugno.
0 Comments:
Posta un commento
<< Home