da questo blog è stata tratta una storia vera

21.1.05

bulimia

La soluzione potrebbe essere: viaggiare.
Te ne vai via in macchina, ma il tuo malessere sarà lì a fianco a te, sul sedile del passeggero. Durante il tragitto ti lascerà in pace, ti lascerà cantare felice i testi dei The Streets. Magari un po' ci crederà anche lui, e sorprenderai il tuo malessere battere il piede a tempo di musica. Ma appena arrivati ti guarderà negli occhi, scrutandoti nel profondo come solo il tuo personale malessere sa fare, e ti dirà "Bravo, e ora?". E tu sai già che l'unica cosa da fare è rimontare in macchina.
Forse, ma solo forse, se la tua meta del viaggio è abbastanza lontana, riuscirai a seminare il tuo malessere ad un aeroporto di scalo, perderà una coincidenza, e lui sarà costretto a prendere il volo successivo: se hai scelto una località veramente esotica, potrai guadagnare anche 48 ore di vantaggio su di lui, ma prima o poi anche il suo aereo atterrerà nello stesso aeroporto dove sei arrivato tu, e ti troverà. Ti raggiungerà mentre stai girando a vuoto in questa immensa metropoli; mentre ti svegli nel tuo letto d'ostello e il tuo compagno di stanza, backpacker entusiasta, è lì pronto a condividere le sue esperienze con te; mentre stai visitando i ruderi di qualche antica tomba (perché noi, ovunque andiamo, dobbiamo sempre andare a far visita alla Morte, sotto forma di qualche ossario o reliquiario o piramide); mentre stai in spiaggia a non fare assolutamente nulla. Ti raggiungerà e tu ti chiederai "Che cazzo ci faccio qui?" e vorrai solo tornare indietro.
N
on è viaggiando che puoi stare meglio, perché il tuo malessere te lo porti con te. E' il tuo accompagnatore fidato. Ti seguerà ovunque.
Oppure no, è solo viaggiando che puoi stare meglio, perché non c'è nulla che ti anestetizza come lo stare in moto, come il trovarti sospeso tra il luogo di partenza e quello di destinazione. Va da sè che appena arrivato devi ripartire
, di nuovo, e di nuovo, e di nuovo. Questa è la bulimia del viaggio.