da questo blog è stata tratta una storia vera

8.11.05

riccardo speaks

Pochi anni di scarto possono fare la differenza. Nei modi in cui si decide di drogarsi, ad esempio.
Chi come me era un ragazzino alla fine degli anni '80 ha imparato a capire cos'è l'eroina: la propria compagnia si riuniva nello stesso parchetto dove i tossici si bucavano, si pugnalavano tra amici per una dose, collassavano, venivano portati via in ambulanza, non tornavano mai più. Io e i miei coetanei dalla metà degli anni '90 abbiamo sperimentato di tutto. Anfetamine. Acidi. Extacy. Speed. Funghi. Cocaina. Oppio. Micropunte. Ketamina. Ma siamo rimasti sempre, sempre lontani dall'eroina. E invece oggi vedo ragazzi poco più giovani di me, di soli cinque o sei anni più giovani, che si fanno le stagnole, ovvero fumano eroina. Loro hanno messo fuori il naso dalla casa dei loro genitori nel momento che gli ultimi tossici si facevano la loro ultima overdose, e i pochissimi che sopravvivevano alla strage degli anni '80 sono stati assorbiti dalle comunità di recupero, e hanno smesso di essere parte integrale del paesaggio urbano.
Comunque, siamo nella seconda metà degli anni '90 e vivo con una coppia con dei nomi così improbabile che sono costretto a tacerli o verrebbero facilmente riconosciuti. Lei è simpatica, vivace e solare, lui vive con il problema di essere gay ma non saperlo. Vestono entrambi abiti scargianti, anche in casa, e per scargianti posso intendere: pantaloni a sigaretta in lamé argento, camicia fuxsia con ricami porpora, anfibi gialli, cappello in feltro con piume di pavone; immaginatevi di fare una festa e gli unici a presentarsi sono il guardaroba di Prince e il guardaroba di Lenny Kravitz, e capirete con chi mi tocca fare colazione. Quella domenica, in particolare, loro non sono in casa: è domenica pomeriggio e sono andati in discoteca (esatto: !!!), mentre io sto sottoponendo la mia mente a nuovi esperimenti a base di droghe chimiche, cercando inutilmente di ricordarmi cosa sto mischiando con cosa, e in che quantità. Sto viaggiando quando vengo bruscamente riportato in contatto con la realtà (un contatto abbastanza labile e paranoide) dalla mia coinquilina che, rientrata in lacrime, mi spiega tra i singhiozzi che è scappata dalla discoteca lasciando il suo ragazzo a baciare, in mezzo alla pista, un tizio con i baffi.